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    Pescaramania: i segreti dei due allenamenti di Zeman...

    Pescaramania: i segreti dei due allenamenti di Zeman...

    • Valerio De Carolis

    Zemanlandia è tornata? Dopo il 5-0 rifilato al Genoa nell’ultima gara casalinga, a Pescara è tornato l’entusiasmo. Nonostante la contestazione, seppur annunciata, del tifo organizzato, all’Adriatico è un continuo battere di mani. Dopo soli sei giri di lancette, Cerri porta in vantaggio i padroni di casa. Da quel momento in poi, il Pescara domina per 90 minuti senza mai subire. Ma c’è da porsi un quesito. Di chi è il merito? Proviamo a dare delle risposte, premettendo sempre che non abbiamo nessuna certezza ma solo un nostro pensiero, anche perché è difficile da spiegare come una squadra, praticamente retrocessa, possa avere questo tipo di reazione. Svisceriamo tutto in più punti.


     
    Il primo: l’esperto psicologo Zeman. Oltre ad avere carisma, ha sulle spalle ben 47 anni di esperienza da allenatore, il che vuol dire aver vissuto tutti i tipi di situazione. Conoscere il problema e avere la soluzione è, chiaramente, una carta vincente. In soli tre giorni aveva una sola strada da percorrere, quella di lavorare sulla testa dei giocatori. Il piattume delle ultime settimane doveva trasformarsi in una salita improvvisa. Dare pochi chiari concetti e far esaltare le qualità tecniche dei giocatori. Così è stato. Zeman ha provato, in due allenamenti, soluzioni offensive con sole verticalizzazioni e schemi sulle palle inattive, il tutto condito con la tranquillità e con il duro lavoro.
     

    Il secondo: dare a Cesare quel che è di Cesare. La fortuna di Zeman è che questa squadra ha sempre dimostrato, tranne nelle ultime settimane, di avere qualità di palleggio. Una mentalità dedita all’attacco, inculcata da Massimo Oddo già dalla stagione passata. Quattro dei cinque gol realizzati, sono frutto di caratteristiche riportate alla luce. Nelle prime giornate di serie A, il Pescara aveva sbalordito tutti con quel tipo di gioco, non creato da Zeman ma da un allenatore, ormai dimenticato, chiamato Massimo Oddo. Il problema però è che Oddo non è stato in grado di gestire i suoi giocatori e così il Pescara si è ritrovato senza identità. Zeman ha solo soffiato sulla polvere e ha fatto tornare a brillare i colori biancazzurri.
     

    Il terzo: la ritrovata brillantezza. Alla fine di tutto sono sempre i giocatori che scendono in campo. Sono loro che devono mettere in pratica tutto il lavoro settimanale. Se si recepiscono e si assimilano bene i concetti, si ottengono i risultati se, invece, non si è attenti e non si riconosce una guida, non si farà mai bene. Caprari e compagni avevano bisogno di una forte scossa. L’arrivo di Zeman, la paura di fare i tanto temuti gradoni, l’opportunità di dimostrare di non essere morti, calcisticamente parlando, erano stimoli importanti. Di certo hanno dimostrato di avere le qualità per poter raggiungere la salvezza ma, forse, se ne sono resi conto troppo tardi. Le colpe, quando si perde, sono di tutti. Logicamente non si può esonerare tutta la rosa e a pagare sono sempre gli allenatori. Per questo motivo i giocatori biancazzurri dovrebbero mortificarsi per quello che hanno fatto ieri, perché ha dovuto pagare un allenatore che quel tipo di gioco lo aveva sempre richiesto e praticato.
     

    Il quarto: passato, presente e futuro. Il passato è Massimo Oddo che si sarà sentito tradito dai suoi calciatori. Il presente e Zdenek Zeman, da domani si lavorerà sulla tenuta atletica dei calciatori e sull’assetto tattico. Il futuro, sarà vedere se con i concetti di “Sdengo” sarà un Pescara pronto a lottare per la salvezza. Intanto un risultato il boemo lo ha ottenuto, oltre ai primi tre punti del campionato, e cioè ha riportato la serenità in tutto l’ambiente. Si potrà lavorare con tranquillità e anche il meteo è vicino al Pescara. È tornato a splendere il sole e lo stadio è tutto in festa… 


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