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    Pescaramania: è quasi finita

    Pescaramania: è quasi finita

    • Valerio De Carolis

    Avete presente quelle partite dove una squadra è obbligata a vincere? C’è lo stimolo giusto, il pubblico è caldo ma si sta perdendo 3-2 a tre minuti dalla fine. Ecco questa è la situazione del Pescara. C’è una flebile luce infondo al tunnel che porta alla salvezza ma è davvero lontana. Mai dire mai, ci mancherebbe, ma è dura. Una cosa, però, va detta. Giocare oggi è stata una scelta folle. Clima surreale all’Adriatico, non un canto, non un coro ma solo silenzio. A 58 km dal Cornacchia, si continua ancora a scavare. Sepolti da oltre due metri di neve ci sono ancora delle persone, si sperano tutte vive chiaramente, che aspettano di essere estratte.

     
    Il cuore, di certo, non poteva stare sul manto erboso dello stadio ma lì, dove i meravigliosi angeli dei soccorritori continuano a scavare. Non si doveva giocare perché a meno di un’ora di macchina c’è una tragedia che non ancora trova la parola fine, non si doveva giocare perché la Pescara Calcio aveva un legame diretto con il resort spazzato via dalla slavina, non si doveva giocare, soprattutto, per il rispetto delle persone ancora da trovare. C’è anche un altro discorso da fare, però. La serie A è fatta di professionisti, di gente che fa esclusivamente del calcio il proprio lavoro. Poteva essere anche un diversivo per qualcuno che, per qualche ora, poteva distrarsi o per confermare la crudele certezza che la vita prosegue. Per chi vi scrive, la scelta migliore era quella di non giocare.
     
    La realtà è che il Pescara e il Sassuolo hanno giocato ed è arrivata l’ennesima sconfitta per i biancazzurri e noi abbiamo il difficile compito di commentare quello che è accaduto, anche se il cuore e la mente viaggiano verso altri orizzonti. Con Donatelli in panchina, vista la squalifica di Massimo Oddo, non cambia il copione di Bruno e compagni. Un Pescara completamente snaturato, rispetto ad inizio stagione, che ha perso tutte le certezze. Prima passa in svantaggio dopo un solo giro di lancette, poi pareggia ma Bizzarri si fa trafiggere altre due volte, per un netto 3-1 finale. Proprio l’estremo di casa è stato il vero disastro di oggi. Le tre marcature neroverdi sono frutto di svarioni del portiere Argentino. In più Biraghi ha sbagliato il quinto rigore rispetto ai sei battuti.
     
    Non va e il Pescara è con un piede e mezzo in serie B ma lo abbiamo visto e vissuto sulla nostra pelle che i miracoli possono accadere. Ci sentiamo di chiudere dedicando un pensiero a tutte le famiglie coinvolte nella tragedia di Rigopiano e alle popolazioni colpite dal terremoto perché, sappiatelo, noi abruzzesi, come diceva Primo Levi, siamo “forti e gentili” e ci rialzeremo


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