Pescara, Sebastiani:| 'Zeman? Porte aperte'
Daniele Sebastiani, presidente del Pescara, parla a Radio Sportiva.
SUL PAREGGIO DI PALERMO - "E´ un risultato positivo, ma c´è un po´ di rammarico perché ad un certo punto si poteva portare a casa la vittoria. Era comunque importante interrompere la striscia negativa di quattro sconfitte consecutive: ho visto lo spirito giusto da parte dei ragazzi".
SU BERGODI - "Io ho detto ai ragazzi sabato mattina che sarà l´allenatore fino al termine della stagione e che tutto dipende da quello che metteranno in campo loro, perché non hanno nulla in meno dei giocatori delle altre squadre".
SULLA LOTTA SALVEZZA - "Penso che fino ai 27-28 punti tutti debbano stare attenti, perché delle strisce negative possono capitare a tutti. Credo che la quota-salvezza sarà a 40 punti, ma può succedere ancora di tutto. Penso, ad esempio, che una squadra come il Genoa non resterà per molto tempo in quella posizione, perché non merita la classifica che ha. Così come non mi aspettavo di vedere il Palermo in lotta per non retrocedere, oppure il Chievo così in alto. Noi, invece, lo sapevamo: siamo l´unica provinciale quest´anno in serie A, tornavamo dopo 20 anni ed avevamo rifatto completamente la squadra dopo l´addio di tanti giocatori importanti a giugno. Sapevamo benissimo che sarebbe stata dura: dovremo dare il 150%".
SU VERRATTI - "Sarebbe veramente un controsenso se tornasse in Italia, dopo che le squadre italiane non hanno creduto in lui in estate. Se fossi un presidente di una squadra che non ha creduto in lui in estate e lo riprendessi adesso al doppio o al triplo, sarei molto arrabbiato con i miei dirigenti".
SU ZEMAN - "Abbiamo fatto colazione insieme sabato mattina, perché era venuto a Pescara per un torneo di golf. Ho un grande rapporto con lui, ci vediamo spesso: non era un incontro dovuto al suo esonero. È stato veramente molto carino, perché è arrivato a Pescara ed è andato a salutare per primo mister Bergodi. Per chi ha fatto bene e si è comportato correttamente con questa società, le porte sono sempre aperte: per lui come per Di Francesco. Dopo l´esonero dalla Roma, l´ho trovato un po´ "incazzato", perché credeva molto al progetto tecnico e, probabilmente, ci sono stati motivi diversi per cui non è riuscito a portarlo avanti. Ci teneva molto a tornare sulla panchina della Roma, dove aveva lasciato qualcosa di incompiuto, e finire così lo ha lasciato profondamente dispiaciuto".