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Pernambuco: Allegri, vocazione europea
La Juve di quest’anno è una compagine dai due volti: ancora incerta in campionato, più matura in Champions, si direbbe bifronte. Probabilmente questa prevedibile opacità (un mercato poco convincente) nel campionato è frutto della conoscenza ormai acquisita da squadre che l’hanno incontrata molte volte. Il marcamento ossessivo a cui viene sottoposta dagli avversari “italiani” consci dell’ assenza di Pirlo, in Champions non viene praticato. Per di più sul palcoscenico internazionale la Juve si dimostra più umile e paziente di quanto non avvenga sulla scena domestica, non vergognandosi di indietreggiare, abbassando la difesa e giocando di rimessa. L’esatto opposto della Roma, che contro il Barcellona ha disposto la difesa alta come se si trattasse di giocare col Carpi o col Frosinone a cui, per altro, mancò il meritato pareggio nella sfida con i capitolini.
Gran merito di questa vocazione europea della Juve va ad Allegri, che non a caso l’aveva già dimostrata anche al Milan. Molto probabilmente se si dovesse trovare un aggettivo per l’allenatore livornese quello giusto sarebbe: resiliente. Proveniente dalla metallurgia, il termine indica l’idoneità di un materiale di resistere agli urti. Gli psicologi lo utilizzano per descrivere la capacità di reagire in maniera positiva a eventi traumatici. Cosa di più resiliente della reazione di Allegri ad un inizio così traumatico del campionato?
Fernando Pernambuco