Perché è un errore ritirare la maglia numero 13 di Astori
VINCE LA SPERANZA - Le maglie anche di questo sono fatte: della sostanza dei sogni, e spesso pesano di tutto il passato che si portano addosso. Però vivono, le maglie, vivono in campo, ogni giorno, ogni settimana. E’ questo il bello del calcio. E’ questo il bello dello sport in generale, perché lo sport è giovinezza che si perpetua in continuazione. Pensare che domani sia migliore di oggi è il modo migliore che una comunità - anche quella del calcio - ha di crescere. A noi piace immaginare che da qualche parte in questo momento, in un campetto di periferia, stia giocando un ragazzino che sogna di diventare come Astori, che era un bravissimo calciatore e soprattutto una persona pulita, come dimostrato in questi giorni da un mondo del calcio che si è stretto nel suo ricordo. A noi piace immaginare che da qualche parte ci sia un ragazzino che sogni di diventare come lui e sogni di indossare la sua maglia n.13, per onorare il suo ricordo nel migliore dei modi, comportandosi bene in campo e fuori, provando - e non sarà facile ma è una bella sfida - ad essere all’altezza di Davide, un vero capitano. In definitiva pensiamo sia giusto concedere una chance al futuro, nella speranza che la vita e la carriera di Davide Astori fungano da esempio per la generazione dei ragazzi che rincorrono i loro sogni inseguendo un pallone che rotola. Non ritirare una maglia è una scelta che dice: vince il futuro, vince la speranza, vince il calcio che si alimenta di buoni modelli e su quelli costruisce il proprio avvenire.