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    Ecco perché contro il Napoli alla Juve non basta nemmeno il pari

    Ecco perché contro il Napoli alla Juve non basta nemmeno il pari

    • Giancarlo Padovan
    Non è vero che la Juve ha la possibilità di contare su due risultati (vittoria e pareggio) nello scontro diretto con il Napoli in programma domenica sera a Torino. In realtà, per essere praticamente sicura di conquistare il suo settimo titolo consecutivo, la Juve deve battere il Napoli e salire a più sette. In caso di sconfitta il vantaggio diminuirebbe ad un solo punto (e il Napoli sarebbe favorito dalla spinta emotiva e dal calendario), in caso di pareggio resterebbe inalterato.

    Prendiamo in esame questa eventualità, indicata dalla maggioranza degli osservatori come la più probabile. Juve a più quattro, dunque. Per conservare, a quattro giornate dalla fine,  matematicamente il primato - cioé dando per scontato che il Napoli faccia risultato pieno nelle restanti gare -, i bianconeri dovrebbero vincere due partite e pareggiarne altrettante. A quel punto Juve e Napoli sarebbero pari e risulterebbe decisivo lo scontro diretto (a vantaggio della Juve). Però c’è l’incognita calendario. Mentre il Napoli affronterà avversari teoricamente abbordabili o strutturalmente più deboli (Fiorentina, Torino Sampdoria, Crotone), la Juve è attesa da due trasferte complicate per non dire del tutto a rischio: Milano (contro l’Inter) e Roma (sponda giallorossa). Due pareggi, come spiegato, metterebbero il titolo al sicuro, ma anche una sola sconfitta e un successivo pareggio esterno creerebbero le premesse per il sorpasso napoletano.

    Ci si chiederà: e perché mai la Juve che nel 2018 ha vinto quasi sempre (solo due pareggi) e quasi ovunque (Ferrara e Crotone le uniche eccezioni) dovrebbe fare un punto in due trasferte? Per la semplice ragione che Milano non è Ferrara e Roma non è Crotone. Se in provincia la Juve ha trovato due squadre assetate di punti, Inter e Roma sono comunque impegnate nella volata Champions League e, a questo, aggiungono una storica rivalità con i bianconeri. In più c’è una squadra, quella di Allegri appunto, che alterna partite straordinarie (Madrid, ma anche il successo in casa con la Sampdoria) ad altre di assoluta abulìa. Non sono convinto si tratti di stanchezza, ma di un difetto congenito: certe partite, soprattutto con le piccole, la Juve le gioca a metà, va in vantaggio e poi pensa di gestire, si limita al controllo palla, non contempla di subire un gol (a Benevento furono addirittura due) da avversari più deboli.

    Non so se sia un atteggiamento più presuntuoso o più superficiale. Sta di fatto che si tratta di un limite costato già quattro punti. E mentre per la gara con il Crotone possiamo imputare il pareggio al turnover (eppure si dice che la Juve abbia due squadre), non così fu a Ferrara: venne schierata la Juve titolare, con tutte le stelle al loro posto. Conosco l’obiezione: la Juve non sbaglia due partite di fila. Certo, in generale, è stato così, ma se per la prima volta capitasse con il Napoli, la certezza dello scudetto verrebbe compromessa. 
    In questo caso non parlo del pareggio - un risultato a rischio per quanto illustrato -, ma addirittura  della sconfitta. Con il Napoli a meno uno la Juve dovrebbe vincere sempre (Inter, Bologna, Roma e Verona) dando per scontato che i sarriani facciano altrettanto: Fiorentina e Sampdoria fuori casa, Torino e Crotone in casa. Un peso difficile da sopportate anche per chi - come i bianconeri - è abituato da sempre alla gestione delle pressioni.Che tutto questo accada  o meno, l’uomo decisivo sarà Allegri. Non solo per le scelte che dovrà operare, ma per il livello di tensione da ricercare. Né troppa, né poca, ma quella che serve per non rimanere comunque bloccati.

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