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    Perché Bonucci ha rotto con Allegri e la Juventus: com'è andata davvero la storia dello sgabello

    Perché Bonucci ha rotto con Allegri e la Juventus: com'è andata davvero la storia dello sgabello

    La storia tra Leonardo Bonucci e la Juventus è finita male, quella tra l'ex difensore e Max Allegri, all'epoca allenatore bianconero, se possibile, si è chiusa ancora peggio. A ripercorrere i momenti di tensione tra i due è proprio Bonucci, ospite del podcast Basement, dove non lesina al tecnico toscano accuse forti, anche di mobbing.
     
    LA FERITA - "Sicuramente è una ferita che rimarrà, quando dai tanto ti aspetti tanto. Chiudere così è stato un colpo che mai mi sarei aspettato. Vedo altri giocatori che hanno giocato alla Juventus e che hanno fatto meno di me ricevere il giusto tributo. Io me ne sono dovuto andare quasi scappando perché qualcuno aveva deciso così". 

    ALLEGRI - "Il mio addio alla Juventus è stato un torto, un gioco di potere da parte di un singolo. C'è stato del mobbing. Giuntoli, che era appena arrivato e non poteva farci niente, mi comunicò che non rientravo più nei loro piani e che ero fuori rosa. Non c'è mai stato un colloquio con Allegri, come fossi un estraneo per lui. Non ho mai ricevuto una chiamata da lui, nulla. Non avevo fatto niente di male, non vedo perché sarei dovuto andare io da lui". 

    LA ROTTURA E LO SGABELLO - "Mi allenavo con ragazzi che tornavano da prestiti e infortuni. Mi chiedevo come fosse possibile, io che ho anteposto la Juve a me, ai miei figli e a mia moglie. Nel 2017, tre giorni prima dell'ottavo di Champions col Porto, Claudio Marchisio giocava reduce da un infortunio al ginocchio. Era fondamentale per noi, quindi urlai dal campo di cambiarlo anche se lui non voleva uscire. Allegri invece cambiò Rincon con Sturaro. A quel punto urlai ancora: "Devi cambiare Claudio perché non ce la fa più, è morto! Giochiamo fra tre giorni". Non so se Allegri ha capito qualcosa di diverso, ci furono urla pesanti in campo e poi tutto si trasferì nello spogliatoio. Quindi col Porto fui escluso. La società aveva mediato per tenermi fuori solo per quella partita. Io ero in tribuna con i dirigenti e chi non giocava, seduto sulle poltroncine. Essendo uno che vive la partita come fosse in campo, decisi di alzarmi. Dopo un po' presi uno sgabello per poggiarmi, non è ch ela Juve mi ci avesse messo lì". 

    CARDIFF - "La finale di Cardiff? Venne fuori che avevo litigato con tutti all’intervallo, ma non era vero. Dissi semplicemente a Dybala di giocare libero perché era intimorito di prendere il secondo giallo. Risultai la pecora nera del gruppo. Ho chiamato la società chiedendo un intervento, ma mi risposero che non sarebbe stato necessario. Lì il rapporto si incrinò definitivamente". 

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