AFP via Getty Images
Per essere da scudetto Pioli ha cambiato pelle: solo il Liverpool fa meglio del Milan
E' un Milan che ha cambiato drasticamente pelle nel 2022, che a differenza della passata stagione ha scelto di essere protagonista fino in fondo di un'appassionante corsa scudetto. Un Milan meno spettacolare e meno dominatore sul terreno di gioco, ma portatore sempre di un'identità tattica ben definita che ha semplicemente rivisto le sue priorità. Meno fluido ma soprattutto efficace negli ultimi 25-30 metri, sia a livello di rifinitura che di realizzazione, ma allo stesso tempo molto più compatto ed impenetrabile. Solo il Liverpool ha incassato meno reti in campionato della formazione rossonera dal 1° gennaio ad oggi, 6 contro 8, evidenziando come l'opera di evoluzione e perfezionamento portato avanti da Stefano Pioli non si sia ancora esaurita.
E' CAMBIATO TUTTO - 40 gol fatti e 22 al passivo sono l'eredità delle 19 gare di un girone d'andata condotto a velocità sostenutissima sino al primo derby stagionale contro l'Inter del 7 novembre, prima di un brusco rallentamento figlio della perdita per strada di tanti - troppi - calciatori contemporaneamente, che hanno inevitabilmente inceppato alcuni meccanismi collaudati e costretto l'allenatore a rimanere fedele ad uno spartito con interpreti diversi. Da Milan-Roma del 6 gennaio scorso è iniziato un percorso diverso, contraddistinto da una media realizzativa chiaramente inferiore (22 marcature in 16 partite) ma di una fase difensiva che ha ridotto significativamente i rischi e portato ad un dimezzamento della media di gol concessi. Ritrovando nel frattempo un portiere come Maignan che, una volta ristabilitosi dall'infortunio al polso di ottobre, è divenuto il vero valore aggiunto di un reparto difensivo che ha perso per strada un pilastro come Kjaer e che nelle ultime settimane si affida sempre e soltanto ai soliti noti. Fra i quali figura un protagonista assolutamente inatteso come Pierre Kalulu, che da terza/quarta scelta ha finito per panchinare pure Romagnoli.
IL LAVORO DI PIOLI - E' una squadra diversa, diversissima rispetto a quella che nella sua versione esteticamente migliore e più imprevedibile dipendeva dalle galoppate a sinistra di Theo Hernandez, dalla prepotenza atletica di Kessie o dai movimenti tatticamente determinanti di Rebic e Saelemaekers. Di questi protagonisti soltanto l'esterno francese si è confermato in questa stagione per costanza di rendimento, andando anzi ad aggiungere qualcosa e a completare ulteriormente il proprio bagaglio di conoscenze in termini di attenzione nella fase di non possesso, costringendo Pioli a disegnare nuove alchimie che restituissero equilibrio ad un undici di base in cui Brahim Diaz, Messias o un centravanti vero come Giroud offrono qualcosa di diverso. Un Milan sempre propositivo ma più accorto e che nelle ultime 8 giornate di Serie A si è espresso in maniera lampante: 7 clean sheet, appena un gol incassato, un totale di 4.78 Expected Goals concessi e solo 17 tiri subiti nello specchio di porta. I singoli sono importanti, ma è nell'insieme che i rossoneri sono cresciuti e si sono migliorati. Evolvendosi e cambiando pelle per giocarsi fino in fondo le proprie opzioni per lo scudetto.
E' CAMBIATO TUTTO - 40 gol fatti e 22 al passivo sono l'eredità delle 19 gare di un girone d'andata condotto a velocità sostenutissima sino al primo derby stagionale contro l'Inter del 7 novembre, prima di un brusco rallentamento figlio della perdita per strada di tanti - troppi - calciatori contemporaneamente, che hanno inevitabilmente inceppato alcuni meccanismi collaudati e costretto l'allenatore a rimanere fedele ad uno spartito con interpreti diversi. Da Milan-Roma del 6 gennaio scorso è iniziato un percorso diverso, contraddistinto da una media realizzativa chiaramente inferiore (22 marcature in 16 partite) ma di una fase difensiva che ha ridotto significativamente i rischi e portato ad un dimezzamento della media di gol concessi. Ritrovando nel frattempo un portiere come Maignan che, una volta ristabilitosi dall'infortunio al polso di ottobre, è divenuto il vero valore aggiunto di un reparto difensivo che ha perso per strada un pilastro come Kjaer e che nelle ultime settimane si affida sempre e soltanto ai soliti noti. Fra i quali figura un protagonista assolutamente inatteso come Pierre Kalulu, che da terza/quarta scelta ha finito per panchinare pure Romagnoli.
IL LAVORO DI PIOLI - E' una squadra diversa, diversissima rispetto a quella che nella sua versione esteticamente migliore e più imprevedibile dipendeva dalle galoppate a sinistra di Theo Hernandez, dalla prepotenza atletica di Kessie o dai movimenti tatticamente determinanti di Rebic e Saelemaekers. Di questi protagonisti soltanto l'esterno francese si è confermato in questa stagione per costanza di rendimento, andando anzi ad aggiungere qualcosa e a completare ulteriormente il proprio bagaglio di conoscenze in termini di attenzione nella fase di non possesso, costringendo Pioli a disegnare nuove alchimie che restituissero equilibrio ad un undici di base in cui Brahim Diaz, Messias o un centravanti vero come Giroud offrono qualcosa di diverso. Un Milan sempre propositivo ma più accorto e che nelle ultime 8 giornate di Serie A si è espresso in maniera lampante: 7 clean sheet, appena un gol incassato, un totale di 4.78 Expected Goals concessi e solo 17 tiri subiti nello specchio di porta. I singoli sono importanti, ma è nell'insieme che i rossoneri sono cresciuti e si sono migliorati. Evolvendosi e cambiando pelle per giocarsi fino in fondo le proprie opzioni per lo scudetto.