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Per Allegri il calcio è arte e la tattica una cavolata? Eppure qualche cavolata tattica l'ha fatta...
Gli piacciono sia Klopp, sia Gasperini; è rimasto affezionato al Cagliari, ma soprattutto: “Il calcio è arte e gli artisti sono i grandi campioni. A loro non devi insegnare niente, ma solo ammirarli e metterli nelle condizioni di fare bene. L’allenatore è spettatore dello spettacolo che fa il giocatore”. Insomma si tratta di delibare un’opera d’arte, di farsi rapire dal teatro. Estetica non studio, bellezza non tattica: “Gli schemi e la tattica sono cavolate”, contano la vicinanza e il bordo campo. La visone dall’alto, le registrazioni con le partite degli avversari, i numeri, non servono a niente. Ci sono i campioni e i comprimari. L’allenatore deve intralciare il meno possibile, lasciare solo che si esprima il talento primigenio. Poi, anche loro sono ragazzi, ogni tanto da aiutare psicologicamente. D’altra parte, appena arrivò alla Juve, non disse che preferiva ascoltare piuttosto che imporre? Più un padre o uno zio, a differenza del sergente Conte. Una grande famiglia, non una caserma.
Sulla Juve poco o nulla, solo un accenno a Dybala, accomunato a Ronaldo, Ronaldinho, Seedorf o Pirlo, per dire che “vanno lasciati stare, che decidono loro cosa fare.” A dir la verità, Dybala, l’anno scorso, non ci sembrava lasciato tanto libero “di fare quello che gli pareva”, ma piuttosto sfiancato in precisi consegne di ricucitura a centrocampo, che raramente gli facevano vedere la porta avversaria.
Insomma se per Allegri esiste la musa del calcio con qualche genio che la visita, non è sempre vero che il sacerdote allenatore si faccia da parte e che la tattica sia sempre una cavolata. Magari, qualche volta, può addirittura essere una cavolata tattica.