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  • Pellissier a CM: "Mi davano del traditore, ma ho fatto rinascere il Chievo"

    Pellissier a CM: "Mi davano del traditore, ma ho fatto rinascere il Chievo"

    • Francesco Guerrieri
      Francesco Guerrieri
    #ChievoisBack non è solo un hashtag. È una filosofia. Una missione di vita. Obiettivo centrato da Sergio Pellissier, che dopo aver segnato più di 100 gol col Chievo ha preso in mano carte e faldoni per far rinascere la società. Nel 2021 fonda la Clivense della quale diventa presidente, si rimbocca le maniche e riparte dalla Terza Categoria. Qualche giorno fa l'ex attaccante ha vinto l'asta per prendersi il vecchio marchio del club, cambiando nome da Clivense a Chievo dando così una nuova vita alla squadra: "Questo per me è un risultato fantastico - racconta Pellissier nella nostra intervista - Abbiamo soddisfatto la richiesta che mi avevano fatto tanti tifosi quando il Chievo fallì".

    Dopo l'ufficialità dell'acquisizione del club hai esultato come un tifoso.
    "Sono sempre stato un tifoso del Chievo, è normale portare avanti i proprio sogni e ideali. Io e altri eravamo stati definitivi dei 'traditori', subendo attacchi gratuiti da chi poi ha mollato nel momento di difficoltà".

    Cosa ti hanno detto i tifosi che ti hanno abbracciato dopo aver ripreso il vecchio stemma del Chievo?
    "C'era chi mi ringraziava, chi rideva e altri che piangevano dalla commozione. Quel marchio per loro è un pezzo di vita, e la cosa più bella è che chiunque può far parte del progetto. Il traguardo lo abbiamo raggiunto tutti insieme".

    Un azionato popolare?
    "Proprio così, gran parte delle persone che ci hanno seguito oggi sono diventati soci; io da solo non avrei potuto fare nulla”.

    Spiegaci. 
    "Con una spesa minima di 250 euro si comprava una quota, e chi l'ha fatto è diventato, in parte, proprietario del marchio".

    Pellissier a CM:

    Qual è stata la cosa che ti ha fatto più male?
    "Ce ne sono tante, ma la peggiore è stata darmi del traditore. Io non ho mai tradito, sono sempre rimasto dall'inizio alla fine perdendo anche molti soldi; perché ho preso meno di quanto mi spettava. Credo di aver fatto tanto per quella società e per il presidente Campedelli".

    Perché sei stato definito un traditore?
    "Perché qualcuno ha messo in giro le voci secondo le quali noi abbiamo preferito fondare una società nuova anziché lottare per il Chievo, che volevamo rubare i tifosi...".

    Cosa succede ora con la Clivense, club che avevi fondato ripartendo dalla Terza Categoria?
    "Cambierà solo nome e marchio, si chiamerà Chievo e avrà il vecchio stemma. Siamo stati costretti a chiamarlo Clivense perché qualcuno ci aveva diffidato dall’usare il nome originale, ma ora che abbiamo sistemato tutto torniamo a essere il Chievo".

    Com'è nata l'idea di far rinascere il Chievo?
    "Quando la società è fallita i tifosi mi hanno chiesto di dare una mano, l'unica cosa che mi è venuta in mente è stata ripartire da zero".

    Il nuovo inizio però non è stato granché: quando nel 2021 hai cercato imprenditori per affiancarti nella missione di iscrivere il Chievo in Serie D non hai trovato appoggi.
    "Avevamo una settimana di tempo per raccogliere 500mila euro sotto Ferragosto e dovevamo fare anche al squadra, era un'impresa complicata e infatti non siamo riusciti a iscriverci. Così siamo ripartiti dalla Terza Categoria".

    Pellissier a CM:

    Da lì è partita la scalata.
    "In tre anni siamo arrivati in Serie D, grazie alle promozioni sul campo e avendo acquisito il titolo di una società retrocessa in Eccellenza". 

    Quest'anno avete chiuso il campionato di Serie D, ma qual è l'obiettivo del nuovo Chievo?
    "Gli obiettivi non cambieranno mai, il nostro è quello di costruire una società solida e ambiziosa. Sperando di tornare presto in Serie A".

    Nell'acquisto del marchio Chievo hai superato l'ex presidente Campedelli all'asta.
    "Non ci siamo mai più visti e sentiti, e per me non sarebbe stato giusto che quel marchio tornasse nelle mani di chi l'ha fatto fallire. Dopo tre anni di silenzi per me non avrebbe dovuto proprio partecipare all'asta, non è mai successo che chi fa fallire una società poi prova a riprendere lo stemma. Però voglio precisare una cosa".

    Prego.
    "Non ho fatto tutto questo per andare contro Campedelli, ma solo per chi nel momento del fallimento ha perso una parte di cuore".

    Quanto ti è costato l'acquisto del marchio?
    "400mila euro".

    Che ricordi hai del vecchio Chievo?
    "Il più bello è stato quando ho sollevato la coppa in Serie B l'anno del ritorno immediato in A. Da capitano è stata una sensazione fantastica, perché abbiamo dato l'impressione di non essere una favola ma qualcosa di concreto".

    @francGuerrieri 

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    CARP
    CARP

    C’è di buono che se faranno il pullman scoperto per festeggiare, i tifosi possono salire tutti su...

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