Paura Cesena:|Ficcadenti sulla graticola
Piano piano, quasi in silenzio. Il Cesena è scivolato in penultima posizione. Rinascono così malumori e paure, sopiti dopo la doppietta di vittorie su Cagliari e Brescia che, a cavallo delle festività e unite al pareggio col Genoa, avevano chiuso bene il girone di andata. Il ritorno è nato sotto una stella pessima. Due pari contro dirette avversarie, prima a Lecce (risultato comunque buono: unito alla vittoria in casa mette i bianconeri in vantaggio in caso di parità finale) e poi col Catania, più quattro sconfitte con gli squadroni (Roma, Milan, Inter e Napoli).
Qualche attenuante c’è, a partire da quegli episodi arbitrali proprio con le big che hanno fatto clamore, per finire con alcune distrazioni della dea bendata, fra cui la rinascita dell’Inter affrontrata, in recupero, nel suo periodo migliore e non più abbordabile com’era a tempo debito con Benitez. Il popolo del Manuzzi resta perlatro basito al ricordo dei sette punti conquistati nei primi match della stagione, contro gli unici due strappati dopo il giro di boa. Cinque punti in meno non sono noccioline. Però ora il Cesena affronta cinque impegni che all’andata portarono un solo punto: tre interni con Udinese (forse il più difficile di tutti), Chievo e Juventus, più le trasferte con Sampdoria e Parma.
Cosa non va intanto nella testa e nelle gambe dei bianconeri? Innanzitutto non si vede l’aggressiva determinazione della squadra che deve lottare per salvarsi. Niente occhi della tigre, insomma, quelli che spesso nel Cesena sono stati un valore aggiunto importante e lo sono soprattutto in serie A, quando le differenze tecniche fra organici sono abissali. Ai poverelli non tocca che prendere alla gola i campioni facendo loro mancare tempo e spazio per ragionare. Questo nell’ultimo Cesena non si vede.