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Paulo Sousa è solo l'ultimo: l'invasione di allenatori stranieri spacca il Brasile
Il malumore fra gli allenatori brasiliani era latente e serviva che qualcuno gli desse voce. Ha provveduto Celso Roth, ex calciatore e tecnico di lungo corso che dal 2016 non trova una panchina. Ma non è soltanto a causa del consolidato stato di disoccupazione che Roth ha esternato la perplessità circolanti fra colleghi e altri operatori del calcio nazionale. Una perplessità espressa con un interrogativo: perché questa moda degli allenatori stranieri in Brasile? Un quesito circolante con insistenza crescente nel paese che ha reinventato il gioco trasformato in sport dagli inglesi. E poiché da quelle parti ritengono di possedere un giacimento di talento e di saper fare calcistico tale da poter essere esportato in quantità industriali, la perplessità ha qualche ragione d'essere.
Delle 20 squadre che parteciperanno al Brasileirão, ben 5 si presenteranno ai nastri di partenza con un tecnico non brasiliano in panchina. Si tratta di Curitiba (allenato dal paraguayano Gustavo Moringo), Flamengo (Paulo Sousa, portoghese), Fortaleza (Juán Pablo Vojvoda, Argentina), Internacional Porto Alegre (Alexander Medina, Argentina) e Palmeiras (Abel Ferreira, portoghese). Va inoltre specificato che il computo andrebbe fatto non già sulle 20 panchine disponibili ma sulle 18 occupate, poiché due squadre cercano ancora un allenatore. Si tratta di Cuiabà e Atletico Mineiro. E quest'ultimo club, fin qui, ha guardato esclusivamente all'estero per riempire la casella. In queste settimane sono circolati i nomi dell'argentino Eduardo Berizzo, ex commissario tecnico dell'Argentina e, fino a tre mesi fa, del Paraguay, e dei portoghesi Carlos Carvalhal (sotto contratto con lo Sporting Braga) e Jorge Jesus.
Proprio il nome di quest'ultimo ha particolarmente indispettito Celso Roth. Licenziato a inizio anno dal Benfica, Jesus è stato corteggiato anche dal Flamengo prima di essere esonerato. Poi il club rossonero ha virato su Paulo Sousa, anche lui sotto contratto (con la nazionale polacca). "Quante Coppe dei Campioni hanno vinto Jorge Jesus e Paulo Sousa?", ha chiesto polemicamente Roth nel corso di un dibattito via web. Argomento non proprio azzeccato, poiché Jesus non avrà vinto la Champions ma sulla panchina del Flamengo ha ottenuto nel 2019 dei risultati egregi. Ad ogni modo, rimane il senso della polemica. Destinata a crescere nelle settimane che verranno.
@pippoevai
Delle 20 squadre che parteciperanno al Brasileirão, ben 5 si presenteranno ai nastri di partenza con un tecnico non brasiliano in panchina. Si tratta di Curitiba (allenato dal paraguayano Gustavo Moringo), Flamengo (Paulo Sousa, portoghese), Fortaleza (Juán Pablo Vojvoda, Argentina), Internacional Porto Alegre (Alexander Medina, Argentina) e Palmeiras (Abel Ferreira, portoghese). Va inoltre specificato che il computo andrebbe fatto non già sulle 20 panchine disponibili ma sulle 18 occupate, poiché due squadre cercano ancora un allenatore. Si tratta di Cuiabà e Atletico Mineiro. E quest'ultimo club, fin qui, ha guardato esclusivamente all'estero per riempire la casella. In queste settimane sono circolati i nomi dell'argentino Eduardo Berizzo, ex commissario tecnico dell'Argentina e, fino a tre mesi fa, del Paraguay, e dei portoghesi Carlos Carvalhal (sotto contratto con lo Sporting Braga) e Jorge Jesus.
Proprio il nome di quest'ultimo ha particolarmente indispettito Celso Roth. Licenziato a inizio anno dal Benfica, Jesus è stato corteggiato anche dal Flamengo prima di essere esonerato. Poi il club rossonero ha virato su Paulo Sousa, anche lui sotto contratto (con la nazionale polacca). "Quante Coppe dei Campioni hanno vinto Jorge Jesus e Paulo Sousa?", ha chiesto polemicamente Roth nel corso di un dibattito via web. Argomento non proprio azzeccato, poiché Jesus non avrà vinto la Champions ma sulla panchina del Flamengo ha ottenuto nel 2019 dei risultati egregi. Ad ogni modo, rimane il senso della polemica. Destinata a crescere nelle settimane che verranno.
@pippoevai