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Romamania: dal crollo verticale al trionfo, Fonseca ringrazi Scherpen
Da lì, siamo saltati da una giostra all'altra. Con quella tigre, cavalcata da Ibanez quando l'1 a 1 già s'era mostrato come un risultato miracoloso, la Roma è ripartita e ha cambiato se stessa e la partita, pur in mezzo a tanti di quei pasticci che una comica di Stanlio e Ollio può sembrare un film neorealista. Già Ibanez, un ragazzo talmente pieno di talento da non riuscire a tenerlo a bada, tra giocate dirompenti e sfaceli imprevedibili, come quel rigore regalato che neanche alla scuola calcio. Però, per una volta, proprio perché non è spiegabile quel che è accaduto, godiamoci questa Roma che accarezza l'impresa, dovendosela però giocare all'Olimpico contro questi olandesi che non sono sembrati tutto 'sto Godzilla e proprio per questo ancora temibilissimi. E poi arriva Fonseca. Cosa dire di lui? Io – e siamo in tanti, più di quel che avrei immaginato – continuo ad avere l'impressione che i giocatori non siano a proprio agio con quel sistema di gioco, che facciano le cose perché le devono fare e non perché ci credono realmente. Il che non significa giocare 'contro', ma semplicemente pensare che in un altro modo sarebbe meglio, magari. E' successo mille e mille volte nel calcio e non ci sarebbe niente di male, se nello sport non contassero i risultati. Diciamo che stavolta Fonseca non si può lamentare per come è andata ad Amsterdam, dove un quasi crollo verticale s'è trasformato in trionfo. Un aspetto da tenere bene in mente in vista del match di ritorno.
Paolo Franci