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  • Parolo uno di noi

    Parolo uno di noi

    Questa è la storia di uno di noi. Marco Parolo da Arnate, frazione di Gallarate, provincia di Varese, gente tranquilla che lavorava. Parolo, che tirava calci al pallone nell'oratorio Don Bosco del suo quartiere, si divertiva a giocare con noi e ora nel comunicato stampa della FIGC il suo nome precede quello di tale Cassano Antonio.

    Il CT della Nazionale Cesare Prandelli lo ha chiamato in vista della gara di qualificazione ai campionati Europei contro la Slovenia. Il grande pubblico ha cominciato a conoscerlo nel match di esordio di Ibrahimovic con la maglia del Milan, a Cesena, in coppia con Ronaldinho: Marco era quello che correva. Il Cesena vincerà quella partita e Parolo, tifosissimo rossonero, sarà tra i migliori in campo. Lì nasce la curiosità dei più, per questo ragazzo dalla famiglia solida alle spalle (oggi vale molto più del supposto talento) che cresce tra i Soccer Boys di Turbigo prima di passare alle giovanili del Como, ma è una curiosità che si alimenta prestazione dopo prestazione, uno stupore che diventa rispetto, considerazione.


    Con la tuta della nazionale indosso quanto avrà pensato ai primi tempi da professionista, diciannovenne a Pistoia, due anni di notti a sognare di fare davvero il calciatore e giorni terminati con la lingua sul prato. La fortuna ci vuole, e si è materializzata nelle vesti di un allenatore che ha creduto alle potenzialità di Marco: Pierpaolo Bisoli. Prima a Foligno, poi a Cesena, grazie al mister Parolo comprende che per diventare un calciatore vero deve crescere come uomo, giorno dopo giorno: le doti per le giocate spettacolari le regala l'Onnipotente, agli altri tocca tanto sudore, tanta gavetta, tante botte. Intanto a 25 anni in Nazionale ci siamo arrivati, e alla prima sgambata a Coverciano abbiamo messo a segno tre gol. Dall'oratorio alla Nazionale, mantenendo la virtù di arrossire ai complimenti: come si fa a non fare il tifo per Parolo?
     


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