Parmamania:| Marino, troppi alibi
Con quella di mercoledì sera, il Parma ha perso quattro delle ultime cinque partite. Il totale stagionale sale invece a quota 10 in 23 partite. Un po' troppo, anche per una squadra che deve 'soltanto' salvarsi. Ma Pasquale Marino, subito dopo il ko con il Lecce (non il Barcellona di Guardiola, s'intenda), ha voluto mettere in chiaro che tra lui e la piazza 'non è mai nata la scintilla', sottolineando ulteriormente che i media locali (come già fatto da Leonardi una settimana prima) starebbero fomentando i tifosi per contestarlo. Una tesi che, in modo alquanto palese, si commenta da sola. A Parma, come in tutto il mondo, se rendi al di sotto delle tue potenzialità - è vero che i crociati dovrebbero lottare per salvarsi, ma hanno tutti i mezzi per farlo più dignitosamente - il tifoso ti contesta. Specie se ha pagato il biglietto il 2 febbraio e si è goduto 90' a -2°.
Ma ciò che più sorprende, e rende pessimisti per il futuro, è la lettura in chiave minimalista ed episodica delle sconfitte sin qui incassate. Secondo Marino si è perso con il Lecce immeritatamente per il gran bel gioco fatto vedere e la sfortuna nell'occasione di Chevanton. Si è perso con il Cagliari soltanto per l'approccio sbagliato alla gara. Si è perso a Brescia soltanto per l'episodio dell'espulsione di Paci. Si è perso a Genova per la sfortuna di Paletta (rigore causato, autorete e 'assist' a Kaladze). Un'analisi troppo riduttiva, esattamente come era riduttiva quella che a inizio stagione spiegava il rendimento negativo con il numero di rigori concessi contro. O, se preferite, un modo di vedere le partite che può essere anche ribaltato.
Si può dire che il Parma ha vinto a Torino con la Juventus grazie agli infortuni di Quagliarella e la follia di Felipe Melo. Che ha passato gli ottavi di Coppa Italia battendo la Fiorentina soltanto grazie all'aiuto di Avramov. Che ha sconfitto l'Udinese per un rigore furbescamente conquistato da Giovinco. Che ha vinto con la Sampdoria di pura fortuna nonostante avesse giocato malissimo. O che addirittura ha pareggiato con il Chievo soltanto perché alla squadra di Pioli non è stato concesso un rigore lampante. Perché, a parte la prima vittoria in casa con il Brescia, il Parma di successi netti e nitidi ne ha costruiti ben pochi. E, il trait d'union di sconfitte e vittorie, è stato la più totale disorganizzazione del gioco. La stessa che a Parma Marino era obbligato a portare prima di ogni cosa. La stessa mancanza che i tifosi imputavano a Malesani. Un altro che prima di essere esonerato, è rimasto in sella a lungo a dispetto degli umori della piazza.