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Parma, Buffon: 'Sogno il Mondiale e voglio imparare da Donnarumma. La Juve? La verità è che con Pirlo...'
MARESCA - "Nel progetto Parma non ci si accontenta del risultato immediato, si guarda al futuro. Maresca ha dentro di sé quel tipo di calcio che serve, lo conosce e lo trasmette molto bene. E' una qualità che fa la differenza tra un allenatore e l'altro, inoltre è aiutato anche dalla conscienza delle lingue.
PIRLO - "Credo che dopo i primi tre/quattro mesi di inevitabili difficoltà, Andrea abbia preso coscienza nel suo ruolo e dimestichezza con i giocatori. Gli ultimi quattro/cinque mesi sono stati quelli di un allenatore al 100%; dopo una stagione come la nostra qualsiasi altra società starebbe ancora festeggiando, ma è sembrata deludente perché alle spalle avevamo 9 scudetti di fila e due finali di Champions. Mica può essere una colpa però".
SERIE B - "Noi e il Monza saremo le squadre da battere. Poi ci sono le due retrocesse, Benevento e Crotone. La sorpresa? Dico Frosinone, perché Grosso è molto bravo". Una Serie B con tanti protagonisti del Mondiale 2006: "Inzaghi a Brescia si è preso una bella gatta da pelare; Cellino è fumantino ma conosce il calcio, sono sicuro che troveranno il modo per stare bene insieme".
GLI STADI - "Non ho mai giocato a Como, quando era in Serie A giocammo a Piacenza. Ricordo che si chiama Sinigaglia, ma sono solo vecchi ricordi da figurine. Mi piace anche l'idea di giocare al Liberati di Terni per la prima volta, quand'ero piccolo, con quegli anelli, mi sembrava immenso come il Maracanà".
FAMIGLIA - "I miei figli sono stati sorpresi dalla scelta che ho fatto. Loro sognavano Barcellona, Real Madrid, la Turchia o la Grecia. Ma è stata l'occasione per dare loro una lezione preziosa: bisogna sempre credere in noi stessi, io so quanto valgo e non ho bisogno di conferme; anzi, scendo in B per dimostrare che sono il più forte. Inoltre, penso che bisogna andare oltre le apparenze e valutare le persone per quello che sono e fanno, non bisogna essere per forza un figo di Serie A".
L'EUROPEO - "La finale l'ho visto a casa, è stato bello assistere al primo vero trionfo insieme ai miei figli. Silenzi, sofferenza, pulsioni e alla fine la gioia! Io ho vinto tanto e anche loro hanno festeggiato spesso, ma hanno vissuto anche qualche delusioni: le due finali di Champions, quella dell'Europeo... E' stato bello vederli felici dopo averli visti piangere con la Svezia. Anch'io avevo pianto a San Siro. Mi dispiace aver negato ai bambini la felicità di assistere a un Mondiale. Ho sempre giocato per la gente, grande e piccola, che mi sostiene. Sento sempre la responsabilità nei loro confronti. Donnarumma ha fatto un grande Europeo: non solo per le parate, soprattutto per la gestione delle situazioni. Se all'inizio poteva essere considerato una sorpresa, alla fine ha consolidato la sua posizione: oggi è un punto di riferimento a livello mondiale".
IL CONFRONTO - "A me non interessa, mi interessa solo che sia bravo e voglio godermelo perché può insegnarmi ancora qualcosa. Ho studiato alcune cose di lui per migliorare in questi ultimi anni. Sono talmente sereno che la bravura degli altri non sarà un problema per me.
PSG - "Io ho fatto una gran stagione a Parigi con un errore importante in Champions. Da quando avevo 17 anni cammino sul filo del rasoio: l'ho fatto alla Juve, al Psg e ora succederà a Parma. Magari a qualcuno dà fastidio il fatto che io voglia andare avanti... La verità è che ai migliori non fanno mai sconti e tutti aspettano solo che cadano. Succederà anche a Donnarumma. Ma deve stare sereno, perché è forte, anzi fortissimo e a Parigi non gli andrà solo bene: molto di più! Sicuro. Io e Gigio ci siamo messaggiati durante l’Europeo, su Parigi e altro".
MONDIALE - "Nell’utopia rientra anche il prossimo Mondiale? A 43 anni non sarò di certo io a candidarmi, ma il Mondiale mi serve per continuare a giocare e sognare. Per riportare il Parma in Serie A. Sono quasi sicuro che Mancini non mi chiamerà, e giustamente perché ha il suo gruppo e i suoi ragazzi".
EX COMPAGNI - "Durante l'Europeo ho sentito Bonucci per parlare dei rigori. Lui mi chiedeva come calciarlo, io gli ho dato un consiglio. Poi ho sempre fatto come voleva. Leo e Chiellini sono la conferma che in Nazionale devono giocare sempre i migliori, giovani o vecchi che siano. Mancini poteva nascondersi dietro l'alibi della squadra giovane, ma ha detto fin dall'inizio che voleva vincere; ha mandato in campo ragazzi giovani tenuti in piedi da 4/5 esperti dentro e fuori dal campo. Per quello che hanno fatto vedere all'Europeo, Chiellini e Bonucci possono giocare serenamente fino alla mia età".