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  • Parametri economici rigidi e un pezzo di Juve: nasce la nuova Sampdoria. In futuro largo a nuovi investitori

    Parametri economici rigidi e un pezzo di Juve: nasce la nuova Sampdoria. In futuro largo a nuovi investitori

    • Renzo Parodi
    Hanno ragione gli inglesi: se vuoi scoprire se il budino è buono devi mangiarlo. Il budino della Sampdoria è appena andato in cottura, al massimo si può assaggiarlo e indovinare il sapore che avrà. Attorno al pentolino messo sul fuoco lavorano i nuovi proprietari del rinnovato ristorante blucerchiato, il duo Radrizzani-Manfredi; un maitre di provata esperienza internazionale, Fabio Paratici, ancorché costretto, per i noti motivi, ad agire nel retropalco; uno chef stellato, Andrea Pirlo, assistito da Nicola Legrottaglie, esperto di gastronomia calcistica; e un paio di sous chefs, uno nuovo di zecca, Lorenzo Giani, capo dello scouting, e il probabile confermato Mattia Baldini, nel ruolo di direttore sportivo alle dipendenze del ticket Paratici-Legrottaglie. Un consistente pezzo di Juventus si è trapiantato sotto la Lanterna, pronubo Paratici, ascoltato consigliere di Radrizzani sul versante tecnico. Dalla bagna cauda al pesto il passo stavolta è breve.

    Restando in metafora. Il menù del nuovo locale è tutto da scrivere e però le premesse hanno già infiammato i tifosi della Sampdoria, appena usciti dalla quaresima ferreriana. Nove anni sottosopra, lo stile Sampdoria mandato alle ortiche, rinnegato il sentiero della storia. L’intemperanza elevata a sistema dal Viperetta (nomen omen), al secolo Massimo Ferrero, a calpestare la sobria discrezione che piace tanto ai genovesi, maestri dell’undestatement britannico. Dalla caciara romanesca all’intercalare lombardo: dalla notte al giorno. La liberazione della Sampdoria condensata in una sola frase, pronunciata da Radrizzani arrotando la ”erre”: “Il mio obiettivo è costruire una Sampdoria che riporti gioia, allegria. Dobbiamo riportare i giovani ad amare la Sampdoria come negli anni ‘90. La Sampdoria di Vialli e Mancini era la seconda squadra più amata dagli italiani”. E la rivelazione di Pirlo: lui, il Maestro, da ragazzino era innamorato della squadra campione d’Italia dei Gemelli del gol, che indossavano la bellissima maglia adesso diventata la sua. Un sapiente tuffo nel passato ha riannodato i legami fra la Samp d’oro di Paolo Mantovani e la Sampdoria in gestazione dei due manager lombardi.

    Alla festa manca purtroppo proprio lui, Gianluca Vialli, strappato alla vita e al sogno di diventare il presidente della Sampdoria. Per mesi, gli ultimi, Vialli aveva lavorato al progetto con l’amico Ivano Bonetti. Obiettivo: riannodare i fili della memoria, ritrovare i motivi sentimentali dell’amicizia, il cemento della famiglia sportiva nata attorno alla squadra di calcio, nel segno del grande presidente visionario, Paolo Mantovani, l’ultimo eretico capace di spezzare l’egemonia calcistica del triangolo di ferro Milano-Torino-Roma. Il testimone di quella irripetibile creatura passa ora nelle mani di Radrizzani, il nuovo patron ha annusato l’aria e si è subito calato nella nuova realtà, calibrando parole sagge, mente Pirlo ha invitato i tifosi a sognare, perché senza sogni non si cresce e non si conquistano traguardi. Giusto. Se ai tifosi neghi il sogno hai già perduto.

    A riportare tutti con i piedi per terra, opportunamente ha provveduto Matteo Manfredi, il socio di Radrizzani in Blucerchiati srl, la società-veicolo che ha rilevato la Sampdoria: “La politica del club - ha ammonito l’uomo dei conti – dovrà essere sostenibile sul piano sportivo e sul piano finanziario”. La ragione è dirimente e insuperabile. A settembre il tribunale civile di Genova dovrà esprimersi sul piano di ristrutturazione del debito presentato dalla nuova proprietà e tutti i parametri dovranno essere rispettati. Vale la pena di rammentare che la massa debitoria del club al momento resta sui 200 milioni e scenderà a 60/70 soltanto ad omologa avvenuta. A differenza di Barnaba, che aveva rovesciato sul club l’onere di procurarsi dalle banche i 35 milioni per l’aumento di capitale e aveva rifiutato il rischio della mancata omologa, Radrizzani e Manfredi hanno procurato i fondi per il Poc (prestito obbligazionario convertibile), spiazzando Ferrero con l’immediato versamento di 6 milioni di euro nell’assemblea del 16 giugno che aveva consegnato loro la maggioranza delle azioni della Sampdoria e il controllo della società. I due si sono impegnati a saldare i restanti 24 milioni (sui 30 totali) all’atto dell’omologa, con un ulteriore apporto di 10 milioni a titolo di prestito rimborsabile.

    Il tutto (40 milioni) coperto dalla clausola di prededucibilità, ovvero dal diritto attribuito ai due manager di essere considerati creditori privilegiati in caso di mancata omologa, eventualità di scuola, la proprietà ha già detto di voler conservare la proprietà della Sampdoria anche nel caso, assai remoto, di mancata omologa del piano di ristrutturazione da parte del tribunale. Un ulteriore, rassicurante atout nel bouquet proposto dai nuovi proprietari. E accettato dal cda che ha perduto il dimissionario Romei e resterà in carica, salvo defezioni (Panconi ha già trovato un’altra occupazione) fino a nuovo avviso e nel frattempo restituirà le deleghe.

    Alla luce di quanto sopra, la Sampdoria dovrà restare rigidamente tra le stanghe dei parametri e degli impegni determinati dal piano di ristrutturazione. E soltanto dopo l’omologa si potrà aprire a nuovi investitori.

    Nessun fuoco d’artificio sul mercato estivo, dunque. La ricostruzione procederà parallelamente (organico, organizzazione interna e bilancio) per step successivi. Il primo, dirimente, si è già espresso nel salvataggio della società, sottratta al fallimento, come ha certificato la Covisoc, confermando la regolarità dell’iscrizione al campionato. Un’impresa realizzata in pochissime settimane, scavalcando insidiosi ostacoli legali, finanziari, personali. Un capolavoro di acume e di spirito d’impresa. Ma i nodi da sciogliere restano tanti. Il mercato dovrà tenere conto della categoria, la serie B e dunque niente azzardi. La rosa andrà ricostruita attraverso robuste iniezioni di gioventù, ragazzi a basso costo e con la fame di arrivare in pancia. Benedetti e Di Stefano, reduci dai prestiti al Bari e al Gubbio, i primi due nomi a costo zero.

    L’organico dovrà rispettare i parametri fissati dalle norme anche per usufruire dei bonus legati ai diritti televisivi. Si scenderà dai 46 milioni della stagione in serie A ai 6/7 di base previsti per la B. Grazie al paracadute di 25 milioni il danno sarà contenuto. Dai 30 milioni ereditati, il monte ingaggi dovrà drasticamente scendere sotto i 24 milioni lordi previsti dalle norme federali. Non facile. Gabbiadini guadagna 1 milione e 200mila euro netti a stagione fino al 2026, Audero, un milione, poco meno Bereszynski in rientro dal prestito al Napoli. Proibitivi anche gli ingaggi di Verre e Murru (750 mila euro), Vieira (700mila, di ritorno dal Torino). La risoluzione consensuale con Djuricic e Murillo ha consentito un risparmio su base annua di 5,5 milioni di euro. I gioielli sacrificabili sul mercato sono Audero (o Falcone, in alternativa), Augello, Gabbiadini, Leris, De Luca.

    Prendiamo i portieri. Audero è iscritto a bilancio per 13 milioni, cedendolo a 10 si realizzerebbe una minusvalenza di 3 milioni. E però il suo stipendio di un milione netto a stagione alleggerirebbe il conto economico. Falcone viceversa, guadagna molto meno, 300 mila euro, ma in caso di cessione produrrebbe una plusvalenza netta di 7/8 milioni. Altra spina, Gabbiadini, sotto contratto fino al 2026 per 1,2 milioni di euro. Manolo dovrebbe tagliarsi l’ingaggio di almeno il 40% a fronte del prolungamento fino al 2027. Ha mercato e non si sa che cosa abbia in mente di fare. In bilico i veterani Quagliarella e Rincon, più inclinati sul versante del no. La proprietà vuole incidere in profondità nei quadri del club, organico tecnico e personale amministrativo, marketing e comunicazione. Aria nuova, facce nuove, clima rinnovato e salubre. E’ lo spirito che muove la materia.

    Lo scenario generale di prudenza potrebbe cambiare dopo il closing, a ottobre, che spazzerà via gli ultimi legami tecnico- legali con Ferrero. Qatar Sports Investments dovrebbe decidere di acquisire il 30% del capitale del club, affiancando Radrizzani con sostanziose iniezioni di capitali freschi. E un nuovo sponsor di maglia. QSI, presieduta da Nasser al Klehaifi, presidente del Psg e dell’Eca, è la branca dedicata allo sport che fa capo alla Qatar Authority, il fondo sovrano qatariota presieduto dall’emiro Tamin Al Thani, la massima autorità politica del Paese del Golfo. Per statuto Qatar Authority non può trattare acquisizioni di società le cui condizioni non siano chiare e prive di rischi. Questo spiega perché, finché Ferrero non uscirà definitivamente di scena, gli investitori di Doha resteranno a guardare. E anche altri possibili investitori non muoveranno un dito. Per ora…

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