ANSA
Paradosso Fiorentina, Pioli e Corvino a rischio. I Della Valle li tagliano?
Un giochino che sembra avere del paradossale. Anche perché sul banco degli imputati ci sarebbero le vittime di una concatenazione di colpe e scelte. Pantaleo Corvino e Stefano Pioli, artefici di questa Fiorentina fuori e dentro il campo, secondo quanto riportato da La Repubblica, sono sotto esame da parte di coloro che hanno deciso di contrattualizzarli: i Della Valle. E da qui, tutto stona.
RIFLETTIAMO - Se i viola sono nell’attuale situazione qualitativa e di classifica, il motivo è il ridimensionamento voluto dalla proprietà e attuato dalla dirigenza: monte ingaggi ulteriormente ridotto, conseguente abbassamento del valore tecnico, allontanamento e screzi con Firenze, mosse comunicative non all’avanguardia. Quindi, si possono imputare a Corvino mosse sbagliate sul mercato e a Pioli dei risultati non esaltanti, ma il problema sta alla radice. A fine febbraio, la proprietà stabilirà il futuro in una riunione: i Della Valle vorrebbero aspettarsi le dimissioni di Corvino.
MERCATO - Certo, in questi anni il Direttore Generale viola ne ha sbagliati di colpi: Saponara, Olivera, Cristoforo, tanto per citarne alcuni, con almeno venti milioni di euro sprecati. Perché allora è stato rinnovato il contratto del pugliese dopo l’estate? Forse perché aveva risanato il bilancio, il vero motivo per cui era stato richiamato. Che il mercato operato a gennaio abbia spaventato i Della Valle non è da credere, visto che a Corvino è stato imposto un budget azzerato, nonostante gli si possano imputare altri errori legati meramente alle trattative. Di investimenti sbagliati ne ha compiuti, così come di uscite infelici, ma questa lente di ingrandimento stona con il passato.
PANCHINA - Ora, il povero Pioli si è ritrovato a metà agosto senza una squadra, dovendosi presentare a San Siro, per la prima di campionato, con Zekhnini in campo. Ha affilato una rosa dignitosa intorno a inizio novembre, infilando otto risultati utili consecutivi che avevano rilanciato le ambizioni, ottenendo buone cose anche contro formazioni più quotate. Poi, il black-out di gennaio, dopo la sosta. Non è un fenomeno, ma neanche un cattivo tecnico: anzi, ovunque gli sono riconosciuti dei meriti, vuoi per l’educazione, vuoi per le conoscenze. Poi, quando non hai neanche undici giocatori realmente validi, diventa un problema.
DUNQUE - Giungiamo alle conclusioni. Se è giusto che Corvino vacilli, non lo è altrettando il fatto che la proprietà si aspetti delle dimissioni. C’è un concorso di colpe, tra chi ha operato male e chi ha messo anche in condizione di farlo. Pioli, poi, nell’altalena di risultati, qualcosa di buono ha plasmato. Gli servirebbero calciatori forti, allora sì che giudicare sarebbe più facile. Ha reso due terzini retrocessi elementi affidabili, è stato inizialmente costretto a incoronare Thereau cannoniere, dovendo schierare calciatori che con nelle ‘vecchie’ rose avrebbero fatto panchina. È il paradosso Fiorentina. Appuntamento a fine febbraio.
RIFLETTIAMO - Se i viola sono nell’attuale situazione qualitativa e di classifica, il motivo è il ridimensionamento voluto dalla proprietà e attuato dalla dirigenza: monte ingaggi ulteriormente ridotto, conseguente abbassamento del valore tecnico, allontanamento e screzi con Firenze, mosse comunicative non all’avanguardia. Quindi, si possono imputare a Corvino mosse sbagliate sul mercato e a Pioli dei risultati non esaltanti, ma il problema sta alla radice. A fine febbraio, la proprietà stabilirà il futuro in una riunione: i Della Valle vorrebbero aspettarsi le dimissioni di Corvino.
MERCATO - Certo, in questi anni il Direttore Generale viola ne ha sbagliati di colpi: Saponara, Olivera, Cristoforo, tanto per citarne alcuni, con almeno venti milioni di euro sprecati. Perché allora è stato rinnovato il contratto del pugliese dopo l’estate? Forse perché aveva risanato il bilancio, il vero motivo per cui era stato richiamato. Che il mercato operato a gennaio abbia spaventato i Della Valle non è da credere, visto che a Corvino è stato imposto un budget azzerato, nonostante gli si possano imputare altri errori legati meramente alle trattative. Di investimenti sbagliati ne ha compiuti, così come di uscite infelici, ma questa lente di ingrandimento stona con il passato.
PANCHINA - Ora, il povero Pioli si è ritrovato a metà agosto senza una squadra, dovendosi presentare a San Siro, per la prima di campionato, con Zekhnini in campo. Ha affilato una rosa dignitosa intorno a inizio novembre, infilando otto risultati utili consecutivi che avevano rilanciato le ambizioni, ottenendo buone cose anche contro formazioni più quotate. Poi, il black-out di gennaio, dopo la sosta. Non è un fenomeno, ma neanche un cattivo tecnico: anzi, ovunque gli sono riconosciuti dei meriti, vuoi per l’educazione, vuoi per le conoscenze. Poi, quando non hai neanche undici giocatori realmente validi, diventa un problema.
DUNQUE - Giungiamo alle conclusioni. Se è giusto che Corvino vacilli, non lo è altrettando il fatto che la proprietà si aspetti delle dimissioni. C’è un concorso di colpe, tra chi ha operato male e chi ha messo anche in condizione di farlo. Pioli, poi, nell’altalena di risultati, qualcosa di buono ha plasmato. Gli servirebbero calciatori forti, allora sì che giudicare sarebbe più facile. Ha reso due terzini retrocessi elementi affidabili, è stato inizialmente costretto a incoronare Thereau cannoniere, dovendo schierare calciatori che con nelle ‘vecchie’ rose avrebbero fatto panchina. È il paradosso Fiorentina. Appuntamento a fine febbraio.