Getty Images

Panico a New York, un morto ogni 9 minuti, blocchi stradali ai cittadini in fuga, il dilemma: chi curare e chi no
Un balletto drammatico sulla pelle della città focolaio più esplosiva d’America con gli ospedali al collasso che si preparano al peggio: presso l’Elmhurst nel Queens e il Bellevue a Manhattan hanno già parcheggiato 44 camion frigorifero capaci di contenere 45 cadaveri ciascuno. Ma entro breve non saranno sufficienti.
Si paventano scenari peggiori da “Fuga da New York”, il film fantascientifico del 1997 diretto da John Carpenter, con esplosione di miseria, criminalità e disordini sociali. I negozi di lusso di Soho e della Fift Av. hanno già sbarrato le vetrine con assi di legno e altre barriere. Si temono saccheggi con la polizia di NY decimata da 500 contagiati e 4000 assenti per malattia.
New York è sola, ormai isolata. Le autorità locali delle zone limitrofe temono l’esodo dei newyorkesi verso le seconde case e le zone di villeggiatura. Vogliono cingere un cordone sanitario che isoli la città imponendo l’isolamento forzato agli abitanti della grande Mela. Blocchi stradali sono stati disposti a Rhode Island per respingere gli automobilisti con targa NY. La Guardia Nazionale è mobilitata per dare la caccia ai newwyorkesi asserragliati nelle seconde case. E Trump rincara la dose: “Anche la Florida ha un sacco di problemi invasa com’è dai newyorkesi in fuga”.
Tutto questo mentre il New York Times stamani si interroga: “Vedendo quello che accade in Italia è l’ora ci chiedersi: “Who should we save first” ovvero che criterio va adottato per decidere chi salvare e chi no?”