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    Pandev lascia la Macedonia: standing ovation della Johan Cruijff Arena. Il futuro? 'Aspetto la chiamata del Genoa'

    Pandev lascia la Macedonia: standing ovation della Johan Cruijff Arena. Il futuro? 'Aspetto la chiamata del Genoa'

    • Andrea Barbuti
    Quando, nel 1983, nasceva Goran Pandev, la Macedonia del Nord non esisteva, né nelle cartine politiche, né in quelle calcistiche dell’Europa: avrebbe fatto parte della Jugoslavia ancora per 8 anni e la sua nazionale di calcio si sarebbe costituita solo nel 1993. Il 6 giugno 2001, quando uno sconosciuto diciassettenne attaccante del Belasica, Goran Pandev, faceva il suo esordio nel 3-3 contro la Turchia nelle qualificazioni ai mondiali dell’anno successivo, la sua nazionale aveva quindi solo 8 anni di storia. Oggi, con un brutto 3-0 subito dall’Olanda, si è chiusa la sua prima storica esperienza ad un Europeo. Nonostante gli zero punti nel girone, è stato comunque un enorme successo per i 2 milioni di macedoni che li hanno seguiti e sostenuti allo stadio e da casa. Oggi, dopo 20 anni, 122 presenze e 38 gol, si è chiusa l’esperienza di quel ragazzino, oggi trentasettenne, con la maglia della sua nazionale. Lo aveva annunciato ieri con queste parole: “Sto vivendo il picco della mia carriera, ho realizzato il sogno di giocare un grande torneo con la mia Nazionale. Sono felice di dire addio alla Macedonia in una competizione come questa, contro l'Olanda, alla Cruyff Arena: spero riusciremo a rendere felici tutti i tifosi"

    TUTTI IN PIEDI - Al sessantottesimo minuto della partita di oggi pomeriggio, il CT macedone Angelovski ha regalato al suo capitano una meritata standing ovation, in uno dei palcoscenici più affascinanti d’Europa, quello dedicato ad uno dei più grandi geni del calcio del nostro continente, Johan Cruyff. Dopo 68 minuti in evidente difficoltà, lasciato solo dai compagni e sovrastato dal trio difensivo composto da De Vrij, De Ligt e Blindt, Goran Pandev è uscito dal campo, attraversando la passerella umana composta dai suoi compagni e assorbendo tutti gli applausi della Johan Cruyff Arena, tutta in piedi per omaggiare la sua carriera. Pescato dalle telecamere, fra il pubblico c’era anche Wesley Sneijder: applaudiva anche lui il suo ex compagno nell’Inter del Triplete e tratteneva a stento le lacrime. Intervistato in televisione dopo la partita, l’attaccante del Genoa ha commentato così la sua ultima in nazionale “Dopo vent’anni di sacrifici e tante partite perse, alla fine della mia carriera abbiamo fatto una cosa straordinaria per il nostro paese qualificandoci per la prima volta per gli Europei. Sono felice che la mia carriera con la nazionale sia finita così. L’omaggio che mi hanno regalato rimarrà per sempre un ricordo indelebile”.

    IL FUTURO - “Non so, sono in scadenza di contratto ma sto aspettando la chiamata del Genoa. Ora mi dedicherò alla famiglia poi si vedrà” – ha risposto alla domanda relativa alla prossima stagione. Goran non ha nessuna intenzione di smettere col calcio, e fa bene, dopo una stagione conclusa da protagonista: 7 gol e 3 assist nella salvezza ottenuta in Liguria, ma soprattutto lo storico gol nello spareggio contro la Georgia che è valso alla sua nazionale un’incredibile qualificazione agli Europei, durante i quali, poi ha anche segnato il primo gol della storia della sua nazionale, all’esordio, nella sconfitta contro l’Austria. In Serie A, probabilmente lo ammireremo ancora almeno per un altro anno. In nazionale Elmas, che quando il suo capitano esordì aveva due anni, è pronto a raccogliere la sua pesante eredità.

    Certamente Goran Pandev sognava un epilogo diverso, a livello di risultati, per la sua carriera in nazionale, magari con una miracolosa qualificazione agli ottavi. Guardando l’altro lato della medaglia, però, non poteva finire meglio. Ha lasciato la Macedonia del Nord nel più importante palcoscenico mai calcato, conquistato grazie ad un’impresa incredibile, l’ennesima, a 37 anni, nel momento – è lui stesso a dirlo – più alto della sua lunghissima ed unica carriera. Pare strano, detto da uno che ha vinto una Champions League, un Mondiale per club, una Serie A, cinque Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, un campionato turco e una Coppa di Turchia. Eppure è così, perché l’impresa fatta per la sua gente resterà per sempre nella storia, non solo calcistica, del paese che gli ha dato la vita. Nessun trofeo potrà mai eguagliarla.
     

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