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  • Palombo|Il ruggito del capitano

    Palombo|Il ruggito del capitano

    Un'estate un po’ così. Qualche mugugno per un apprezzamento atteso e non arrivato dalla società. Un po' di tempo trascorso in silenzio, roba non da lui, seguito ad alcune dichiarazioni inequivocabili e da assunzione di responsabilità: «Non devo dimostrare più nulla, per me hanno sempre parlato i fatti». Quindi qualche amichevole sottotono e qualche preoccupazione che si fa largo nella mente dell'allenatore. Poi, nella partita che vale dieci milioni di euro, il solito: forse anche meglio del solito. Questo è Angelo Palombo, capitano della Sampdoria, uomo simbolo di questa squadra. A Brema, semplicemente il migliore. Dopo Brema, il primo a caricare tutti come sveglie. «Mi girano le scatole, certo. Perché sono forti ma non mi sembravano impossibili».

    Cosa bisogna fare, capitano?

    «Ho avuto l'impressione che patissero le nostre ripartenze. Ho avuto l'impressione che tutte le volte che li si attaccavamo seriamente si potesse fare del male. Dobbiamo portarci dietro quell'impressione avuta in Germania. Ci deve servire nella partita di ritorno, davanti ai nostri tifosi».

    Erano anche a Brema, in tanti.
    «Colgo l'occasione per ringraziarli uno per uno, sembrava quasi di essere in casa. Poi magari è gente che il giorno dopo va a lavorare».

    Hanno motivo di venire a vedere il ritorno?
    «Certo che lo hanno. Stanke e Pazzo ci hanno tenuti in partita. Quel gol fatto alla fine vale tantissimo. Anche se a ripensare a tutti i novanta minuti mi girano parecchio le scatole. Avevamo fatto una buona partita, l'abbiamo rovinata in quindici minuti. Loro hanno più esperienza e l'hanno fatto vedere, però...».

    Però?

    «Hanno dato l'impressione di subire i nostri affondi, non avevano tanti sistemi per arginarci. Non sono sembrati invulnerabili e infatti le nostre occasioni le abbiamo avuto anche se il gioco lo hanno fatto più loro. Hanno fatto girare tanto la palla ma i gol sono venuti in maniera estemporanea. Il primo su un tiro della domenica, il secondo rigore ed espulsione, il terzo deviato».

    Però il Werder ha dato l'idea di squadra compatta, no?
    «Certo, grande esperienza a livello internazionale. Ma qualche problema ce l'hanno come tutti se hanno preso un gol al novantesimo in undici contro dieci».

    Cassano non è riuscito a essere decisivo. Tutti lo aspettavano.

    «Cassano prende palla e lo menano, o cercano di menarlo. Lo conoscono in tutto il mondo e lo aspettano. Non è facile per lui giocare queste partite. Però non è una questione di singoli, lo ripeto ancora una volta. Si gioca tutti insieme, si perde e si vince tutti insieme».

    Adesso bisogna fare il miracolo a Marassi: si può?
    «Se ci portiamo dietro quell'impressione, l'impressione che loro siano battibili che abbiamo avuto a Brema, allora sì. E poi ancora una cosa.Sappiamo che non ci possiamo limitare al compitino, dobbiamo fare l'impresa. A Brema abbiamo fatto la prestazione e la partita ci ha insegnato che non dobbiamo limitarci alla prestazione. A questi livelli bisogna sempre tentare di fare qualcosa di più. A Genova non abbiamo scelta e questo può essere anche un vantaggio».


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