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Pallotta che fai? Frani su Spalletti, 'freni' sullo stadio
Giovedì è stata una giornata strana, caratterizzata da una notizia fin qui trascurata, non trapelata, ma che ha lasciato lo staff-stadio della sindaca Virginia Raggi, il capitano-avvocato Luca Lanzalone e i suoi uomini, “decisamente sorpresi”. La notizia è questa: entro giovedì scorso i tecnici della Roma e del costruttore Luca Parnasi e di tutta la galassia di società interessate dall'operazione a Tor di Valle dovevano presentare in Comune il nuovo progetto, quello che deve tenere in considerazione le variazioni richiesta dalla giunta Raggi, il dimezzamento delle cubature ottenuto da Alberto Sasso, l'architetto-sarto spedito da Beppe Grillo nella Capitale per tagliare torri e metri di cemento. L'idea che si arrivasse a un taglio del genere era verosimilmente nota a tutti e accettabile per tutti (come dimostra l'accordo raggiunto). Dunque l'idea che si erano fatti in Campidoglio era quella che un nuovo progetto stadio fosse già pronto, almeno “abbozzato”. Così non è andata. “La Roma non ha ancora presentato il nuovo progetto, si è impegnata a produrre qualcosa entro mercoledì prossimo. Nessuna ulteriore novità”, comunicavano nelle loro consuete chat tutti gli uomini della sindaca Raggi. Questo giovedì sera, mentre la Roma giocava a Lione. Visto che le chat grilline, negli ultimi tempi, sono piuttosto “penetrabili”, si è poi preferito far trapelare a voce commenti del tipo “è una cosa molto sorprendente, un ritardo difficile da capire dopo tutti gli sforzi fatti” e “bisogna fare attenzione, rispettare la scadenza di fine mese, altrimenti tutto il progetto stadio deve far ripartire l'iter delle approvazioni, da capo, e si perderanno almeno, dico almeno, altri sei mesi”. Dell'iter si è parlato molto, inutile ammorbarci con i soliti dettagli conditi in salsa “conferenza dei servizi”. Resta un fatto: giovedì la Roma di Pallotta non ha presentato ancora il nuovo progetto, che non si è visto neppure venerdì e ovviamente sabato e forse riapparirà stamattina o almeno entro mercoledì.
Strana storia, la frenata di Pallotta. Strano pure come il tormentone stadio, una volta ottenuto il via libera alla costruzione, sia sparito in fretta dalla parole del presidente americano, come da quelle del tecnico o di Francesco Totti, prima impegnatissimi in un tour de force promozionale. Strano come la frenata presidenziale arrivi un istante prima delle dichiarazioni del numero uno di Boston, quelle sulla “campagna estiva sbagliata”, sulle critiche non velate all'allenatore giallorosso per lo scarso impiego di Salah, per la “benzina finita” per un nuovo progetto che vuole puntare di più sui “giovani”. Ieri sera colpito a freddo dalla maestrina Giorgia Cardinaletti, co-conduttrice della Domenica Sportiva, per mezza volta mezza Spalletti è sembrato disorientato, almeno per due secondi netti: “No, nelle scelte non mi faccio condizionare dal presidente, ma è il presidente e ha il sacrosanto diritto di dire quel che vuole, accidenti, ci mancherebbe altro”. Accidenti, che starà succedendo a Pallotta? Che prima minaccia di andarsene se non si farà lo stadio, che poi non striglia chi ritarda nelle presentazione del nuovo (INDISPENSABILE) progetto per Tor di Valle, ma preferisce strigliare il suo allenatore. Forse lo stadio si farà davvero, forse Spalletti resterà o magari andrà alla Juve, dove pare la sua candidatura sia adesso incalzata da quella di Vincenzo Montella. Mercoledì serve un nuovo “disegno” da portare in Campidoglio. Giovedì serve una vittoria all'Olimpico che possa ribaltare in Europa League il tracollo di Lione. Vincere su due fronti, passare finalmente allo stadio finale dell'operazione Pallotta. Per ora il viaggio “spaziale” della nuova Roma non è decollato. Parafrasando quelli della Nasa, si potrebbe dire: “Boston, abbiamo un problema”. Forse anche due.