Palermomania:| Un Bacio meno passionale
Mentre Pastore è tornato a sedurre il parterre - suo naturale destino nella scalata all'Olimpo del calcio - le mura portanti del Palermo sono un po' sbrecciate. Da una parte 'El Flaco' con le sue magie 'ruba gli occhi', dall'altra Armin Bacinovic non fa più quello che faceva un tempo per attirare sguardi di favorevole incredulità. Non appena atterrato nel terreno del calcio che conta, il centrocampista sloveno impressionò per la sua personalità. Incosciente, l'ex Maribor non lesinava cambi di gioco, sventagliate di 30-40 metri e coraggiose sortite offensive per tentare il gol.
Da qualche settimana, invece, Bacinovic non è più il centrocampista al Bacio - i compagni lo chiamano così - che ha scalzato di diritto Liverani dando nuova linfa all'imbolsita mediana del Palermo. Adesso il numero 21 alza la testa e rinuncia al virtuosismo rischioso in favore di scelte dozzinali, passaggi orizzontali o verticalizzazioni comunque non illuminanti. Con la spiacevole conseguenza che alla squadra viene a mancare qualità nella manovra. E Pastore, per dare brio alla squadra, è spesso costretto a cercarsi palloni buoni lontano dalla porta.
Un calo che ci può stare per un ragazzo di appena 21 anni. Chi lo conosce bene assicura che dipende solo dalla stanchezza, perché Bacinovic non si è mai fermato dallo scorso luglio, quando il Maribor scorrazzava tra una nazione e l'altra per guadagnarsi l'accesso all’Europa League. La fatica, però, ci sembra un alibi retorico se di converso Ilicic, che ha vissuto il medesimo stress, ha ancora la bacchetta magica sul piede sinistro. Non sarà che il pacatissimo Armin comincia a sentire le pressioni di un calcio esasperato, molto diverso da quello serafico della Slovenia?
Lungi dal voler riversare sulla testa del giocatore uno shampoo di critiche eccessive, ci auguriamo che Bacinovic dia ancora ascolto alla voce dell'incoscienza. Perché oltre che di Pastore e degli altri grandi violinisti, questo Palermo ha bisogno anche del miglior Bacio. Incisivo, coraggioso, anche un po' folle. Come ai primi tempi. Perché il calcio, questo calcio, non ti perdona niente. Nemmeno un piccolo, fisiologico imborghesimento.