Il Palermo ha fatto la storia in una notte. Non l'ha scritta col calamaio, ma con una normalissima penna a sfera: la partita contro il Milan non è stata un trionfo impetuoso, ma un'impresa sofferta, coperta da un drappo di paura. Tant'è che al fischio finale di Rocchi, gli oltre 33mila del 'Barbera' hanno gridato ancora più forte di quanto la storia precedente ricordasse: un grido a scacciare l'ansia. Perché il Palermo non è abituato a giocarsi la vita, a scalare le montagne di avversari che le finali le timbrano come il cartellino in ufficio. Il Milan vince di professione, il Palermo per hobby. O almeno ci spera.

La storia ha di affascinante il vezzo di giocare con i numeri. La squadra rosanero torna a lottare per un trofeo 32 anni dopo il calice amaro della sconfitta contro la Juventus del 1979. L'ultimo atto della Coppa Italia si terrà il 29 maggio, un giorno che solleva dolci ricordi al Palermo. Era il 29 maggio del 2004, infatti, quando si tornò, a 31 anni di distanza, in Serie A. Fascino - e oscura fede - dei numeri a parte, alle falde di monte Pellegrino ci credono davvero. Tutta la città si sta già mobilitando per inondare la capitale di rosanero. Qualche temerario ha già prenotato il biglietto per Pechino, dove si disputerà la prossima Supercoppa.

Per il momento riecheggia ancora quell'urlo liberatorio, l'ubriachezza da felicità. La sudata vittoria di ieri sera ha i possenti muscoli di Balzaretti, la grinta e il cuore di Migliaccio, i ricami di Pastore e le sgroppate generose di Cassani ed Hernandez. Ma soprattutto è irradiata dalla passione dei tifosi, che hanno sostenuto incessantemente la squadra riversando sul 'Barbera' le emozioni che covavano da un mese. La fetta più grande del successo, forse, spetta a loro. Senza dimenticare Rossi, che quasi quasi ricalca la storia dell'addio alla Lazio bagnato proprio dalla conquista di una Coppa Italia. Corsi e ricorsi storici: il calcio si diverte anche così.