'È uno dei migliori acquisti che abbiamo mai fatto, uno dei difensori più forti del campionato, tant'è che temevo non saremmo riusciti a prenderlo'. L'introduzione del vicepresidente Micciché è di quelle da leccarsi i baffi. Il numero due del Palermo, che porta il rosanero sotto la pelle, si lascia andare spesso ai peana, ma accanto a Matias Silvestre aveva davvero gli occhi rilucenti di felicità. Il difensore prelevato dal Catania sembra essere quello che la squadra di Rossi, nell'ultima stagione, non era riuscita ad avere. Fattezze da leader, affettazione dell'uomo sicuro di sé e il classico cipiglio degli argentini stampato sul volto.

Silvestre, che ha scelto il numero 3, 'metà' del 6 che aveva alle pendici dell'Etna, si è presentato davanti ai giornalisti senza dipingere chissà quali traiettorie con le parole, ma di sicuro ha dimostrato di non temere nulla. 'Sono qui perché Palermo è la mia dimensione e non mi preoccupa il fatto di provenire da Catania. È vero che ho il vizio del gol e voglio migliorare lo score dell'ultima stagione (ben sei reti, ndc)'. Per lui il Palermo ha sborsato ben 7,3 milioni di euro. Mica bruscolini. Ma Silvestre fa spallucce: 'Il valore lo fa il mercato. Io, comunque, darò tutto per ripagare questa fiducia sul campo'. E in effetti il Palermo del buon Matias aveva bisogno come il pane.

Dopo la partenza di Bovo - ottimo difensore ma con nessuna velleità da leader - il neo-numero 6 di Pioli avrà il compito di guidare la difesa. L'animus è quello da marcatore puro che morde le caviglie degli attaccanti, perché i difensori, in Argentina, crescono così. Al gioco rude, comunque, Silvestre accoppia un certo acume tattico, che lo ha portato a diventare il secondo miglior difensore dell'ultima Serie A alle spalle di Thiago Silva. Forse spendere 7 milioni e rotti per lui più che un azzardo è stato un affare. A deciderlo sarà solo l’arbitro supremo, il tempo, ma intanto Matias ha abbagliato tutti sputando il fuoco dagli occhi. E per il momento può bastare.