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    Palermomania:| Run Eran, run

    Palermomania:| Run Eran, run

    Per scrivere questo pezzo, devo essermi seduto sul tasto rewind. Mi passano davanti agli occhi le immagini del primo gol di Zahavi al Cagliari con tanto di baci spediti alla bella fidanzata Shai - bellissima, credeteci: guardandola sembra quasi che il tempo abbia premuto il tasto pausa - e poi quelli della seconda rete, al Bologna, con esultanza che sembra un gesto tipicamente ebraico, anche se Eran ieri lo ha negato. Dopotutto, però, il calcio, come l’amore, ha una qualche parentela con la religione: è questione di fede a occhi chiusi. Che sapore avrebbe la vita se di tanto in tanto non si puntasse tutto su qualcosa proprio così, a occhi chiusi? Forse avrebbe il gusto dell’ostia. Nessun gusto. Ecco, religione: si torna sempre lì.

    Il Palermo ha puntato molte fiches su questo ragazzo israeliano, il secondo nella storia del nostro campionato, dopo averne ammirato su schermo tante giocate incoscienti, come una splendida rovesciata in Champions League. Pur di sbarcare nel capoluogo siciliano, che ha tanto a che spartire con Tel Aviv, Zahavi ha rinunciato a un’offerta migliore dello Sporting Lisbona. Questione di fede a occhi chiusi. All’inizio, in Serie A, ha fatto solo panchina. Poi è andato da Mangia, sussurrandogli all’orecchio che pur di giocare avrebbe corso, corso, corso sulla fascia. E così è stato: ha corso fino a convincere un po’ tutti, anche se le stimmate - sempre questione di religione - non sono quelle del fenomeno alla Pastore.

    Dopo aver saggiato l’erba dell’Olimpico e del Meazza, adesso a Eran manca lo Juventus Stadium. Ci arriverà domenica, per affrontare uno dei suoi grandi idoli di quand’era bambino: Del Piero. Quasi certamente Alex resterà seduto in panchina, mentre Zahavi correrà. È il momento di premere ancora il tasto rewind: ripensare alle suggestive magie di Del Piero prima di andare ancora sul tasto play, e pensare al futuro. Passaggio di consegne? No: saremmo quasi blasfemi - ancora religione - se paragonassimo sul serio Zahavi a Del Piero. In mezzo ci sono quasi vent’anni di poesia podistica. Ma intanto facciamo come Mangia che al suo talentuoso israeliano urla 'run, Eran, run'. Corri, oro di Israele, corri. Corri a chiedere la maglia a Del Piero - l’ex Hapoel ha annunciato che lo farà in conferenza stampa - e corri verso l’emulazione di un grande campione. È troppo? Certo, ma il calcio, come l’amore, è questione di fede a occhi chiusi.

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