Ci sono volute solo quattro partite per arrivare al sogno della finale di Coppa Italia. La sconfitta contro l'Inter non ha divelto la cornice da quell'invasione rosanero per le strade di Roma. Trentacinque, forse quarantamila palermitani che si sono ubriacati di passione anche senza il trofeo. Stasera il Palermo comincia la nuova corsa riallacciandosi a quel 29 maggio. Avversario un Siena ammorbidito dalle scelte di Sannino, che evidentemente tiene di più al campionato. Ci auguriamo che il Palermo non faccia altrettanto scendendo in campo con gli scarponi da sci ai piedi e le vacanze natalizie nella testa. Anche solo per il ricordo di quegli aficionados.

In effetti Mangia ha promesso che la sua squadra non intende 'sbracare'. Se non fosse dipeso dalle condizioni precarie di giocatori che potrebbero essere sgambettati dagli impegni ravvicinati, stasera al 'Barbera' si sarebbero visti i vari Silvestre, Barreto, Pinilla e Miccoli. La Coppa Italia, del resto, per perniciosa tradizione è laboratorio di esperimenti per seconde linee, che altrimenti vedrebbero stratificarsi naftalina sulla loro pelle. Snobbare l'impegno sarebbe da matti: repetita iuvant, quindi diciamo ancora che con quattro partite si va dritti in finale. Per ripassare il dito sulla storia, e magari girarla dall'altro lato.

Il Siena depotenziato non è un avversario terribile, e l'incrocio negli eventuali quarti con la vincente di Udinese-Chievo non sarebbe nemmeno un'impresa da raccontare ai nipotini. La doppia semifinale è una roulette russa, basti pensare al funambolico incrocio di pochi mesi fa con il Milan. E allora vale la pena riprovarci, anche a costo di sacrificare qualche energia in campionato, laddove il Palermo non ha obiettivi precisi se non riconfermare la sua dignità e la proprietà di una casella nella parte sinistra della classifica. La Coppa Italia, invece, è un trofeo. E i trofei restano nella storia.