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    Palermomania:| Perché il 'no' a Migliaccio?

    Palermomania:| Perché il 'no' a Migliaccio?

    Muovere qualche critica a Prandelli, in questo momento, ci sembra quantomeno azzardato. Italia primissima nel suo girone di qualificazione, attacco bum bum e difesa bunker con venti gol fatti e due subiti: il sogno di ogni allenatore. Ciascun campanile, però, ha le sue ragioni: c'è chi vuole uno, chi un altro, chi non si spiega perché uno come Migliaccio venga sistematicamente ignorato. E chi, in difesa del vessillo patrio, rinnega gli oriundi, per adesso riunitisi nel 'mostro' Osvaldo, ultimo della truppa. Meglio non urtare nessuno, allora, promuovendo l'italo-argentino Silvestre, tra i migliori centrali del campionato ma ectoplasmico per Sabella, ct dell'Albiceleste. E a dirla tutta non è che Demichelis o Federico Fernandez siano due fenomeni. Contenti loro...

    Tornando al campanile di casa nostra, indirizzo viale del Fante, Migliaccio freme a ogni giro della giostra per poi rimanere come un bambino a cui i genitori negano il palloncino. Nella vecchia vita da centrocampista - già, non è mai troppo tardi per ricominciare - era pressoché impossibile che O' Uaglione di Mugnano si guadagnasse i galloni azzurri: sul solco del miracolo Barcellona, Prandelli ha cercato di costruire una mediana investita dalla tecnica e che trattasse il pallone con il pettine e non col martello. Ecco perché gli Aquilani, i Montolivo, i Thiago Motta et similia sono sempre lì, a discapito degli incontristi. Ma Migliaccio, ormai, centrocampista non lo è più.

    Arretrando di qualche metro, il numero 8 del Palermo è avanzato di tanti chilometri nelle gerarchie del campionato: sempre impeccabile, adesso Giulio è tra i migliori interpreti del ruolo. Non proprio come Silvestre (il pensiero ci corre naturale, non è un vezzo ma obiettività), ma se la linea difensiva rosanero sta reggendo bene - sicuramente meglio della scorsa stagione - non può essere un caso, visto che gli interpreti sono diversi. I tifosi del Palermo quasi quasi si incavolano perché vorrebbero il loro beniamino in Nazionale, ma Prandelli la pensa diversamente. Del resto i giovani bravi, da Ranocchia ad Astori, non mancano. E Migliaccio, con i suoi 30 anni, non è un progetto a lunga conservazione ma a breve scadenza. Nella vita è anche questione di... fortuna, perché se non s'incastra coi meriti - e con la carta d'identità - c'è poco da fare. Anche se sei tra i migliori. 

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