Palermomania:| Pastore, il pettine ai piedi
Manchester City, Real Madrid, Barcellona. Questa volta è stato Zamparini in persona a citare le squadre che mandano i loro emissari a dare un'occhiata a Pastore. Come se per acquistare un fenomeno ci fosse bisogno di una relazione scritta che ne certifichi il talento. Con il fantasista del Palermo bastano gli occhi più innocenti, come quelli di Zamparini che si riempirono di lacrime al primo allenamento di quel ragazzo smilzo agli ordini di Zenga. Fu subito amore. Un ragazzino di 20 anni che il pallone lo accarezza, lo pettina come si fa con una bella chioma. Forse disarmati di fronte a una classe tanto sprezzante, avranno sempre da ridire i malmostosi, che lo accusano di sbeffeggiare gli avversari con quelle giocate tacco e punta impreziosite da un tunnel. Non è dileggio: è solo divertimento allo stato puro.
Una settimana fa Pastore ha potuto duettare per una buona mezz'ora con il numero uno al mondo, il suo connazionale Messi. I poveri giocatori giapponesi hanno pateticamente tentato di arginare le triangolazioni al cesello di quei due funamboli. Una pia illusione. Perché in campo Pastore e Messi hanno comunicato senza parlare. Lo hanno fatto con la forza del genio asservito al calcio. Casualmente, qualche giorno dopo, i due sbarbatelli argentini si sono ritrovati a Milano. Loro, antidivi in un mondo di divi. Lionel che dispensa sorrisi e autografi senza rifuggire i flash come fosse l'ultimo dei gregari, Javier, che si muove timidamente, ma solo perché non sta calpestando un manto erboso rettangolare. Un quadretto 'normale' ma anche idilliaco, come se le divinità del pallone avessero deciso di unire ancora una volta i due Ciceroni del calcio.
Il Barcellona è la fisiologica destinazione di Pastore, che duettando con Messi può lanciare visioni agli innamorati di questo splendido sport. La Liga, e ancor più la maglia blaugrana, sono l'abito da notte perfetto per ''El Flaco', che sarà sì magro ma forse è fatto così per danzare con leggiadria sulla palla. Zamparini dichiara di voler tenere il suo giocatore più forte, ma sa bene che le sirene del Barcellona cantano meglio di lui. Dispiace per Palermo e per i palermitani, ma le motivazioni campanilistiche devono lasciare il passo a un ragionamento comune nel bene del calcio. Palermo, quanto meno, potrà dire di aver goduto per un paio d'anni di un angelo con un pettine ai piedi.