'Un'assenza apparecchiata per cena', cantava De André nella sua splendida 'Disamistade'. È quasi blasfemo scomodare certi capolavori per il passo di addio di un giocatore al suo club, ma dalle parti di viale del Fante è meglio che si preparino a un'assenza tanto gravosa da proiettare un'ombra. Nocerino e la storia trita e ritrita a Palermo, perché prima di lui hanno camminato sullo stesso sentiero Simplicio e Bresciano. Un rinnovo di contratto che sembrava una formalità e invece è stato procrastinato alle calende greche. La goccia ha scavato la pietra finché il solco è diventato profondissimo e la distanza incolmabile.

L'accordo tra il centrocampista napoletano e il club rosanero scadrà l'anno prossimo. Zamparini propone il prolungamento a cifre sulle quali il numero 23 glissa: l'obiettivo di Nocerino sarebbe quello di liberarsi a parametro zero per 'vendersi' al migliore offerente. Le pretendenti non mancano, e il motorino di scuola Juventus lo sa bene. In tutta questa matassa Antonio, che tra pochi mesi diventerà papà per la seconda volta, di colpe non ne ha affatto. Lui è un professionista e come tale ambisce a guadagnare il più possibile raggiungendo lidi più importanti di quelli attuali.

Chi deve cospargersi il capo di cenere è il Palermo. In ritiro a Malles, a precisa domanda sulla rinuncia al giocatore, Zamparini ha tagliato corto con un 'pazienza'. Sbagliatissimo per una società che ha nei suoi calciatori migliori il patrimonio con cui stipulare una polizza sul futuro. Quel contratto si doveva prolungare prima. Molto prima che Nocerino confermasse sul campo tutto il bene che si diceva di lui. Adesso il Genoa e il Milan lavorano a fari spenti, pronti ad abbacinare il buon Antonio con le luci di lauti guadagni e obiettivi europei. Il Palermo, invece, resterà col cero in mano. Rigorosamente spento.