Il nuovo vecchio Palermo. Pur annaspando nelle difficoltà, ci aveva abituato a imprese sfolgoranti contro le grandi squadre, bastonate e battute a dispetto di ogni ragionevole pronostico. Il problema atavico del Palermo, piuttosto, è un altro: riconfermarsi. Specie quando l'avversario è una provinciale che non ha infuso il dono della tecnica ma mastica ogni centimetro di campo. Tipo l'Atalanta, una buonissima formazione con l'ossigeno addirittura sotto zero a causa delle penalizzazione ma che si tiene a galla con le motivazioni. Il vecchio Palermo, probabilmente, avrebbe perso. E il nuovo?

Vedremo cosa saranno in grado di fare Mangia e i suoi ragazzi. Che, per inciso, devono sfatare un altro tabù: nella scorsa stagione, il Palermo se n'è sempre tornato a casa con le pive nel sacco quando ha giocato all'ora di pranzo. Il celeberrimo pranzo sullo stomaco. Soltanto numeri, cabala. E Mangia, che in città quasi quasi sta diventando un messia, è un grandissimo scaramantico. A Bergamo, conoscendolo, si presenterà con la maglietta che indossava durante la sfida con l'Inter; al campo d'allenamento, per adesso, si sta presentando carico come una molla.

'Giocando col tacco e punta torniamo qui con le orecchie basse, come i cockerini' - una frase urlata a Ilicic e a Zahavi - è la fotografia di cosa pretende l'allenatore dai giocatori: alta tensione, squadra pronta, zero pisolini. Perché, come ha dichiarato Mangia, negli ultimi trenta metri il calcio è estro, 'non è giusto ingabbiare il talento'. Ma qualche metro prima il sacrificio è il cemento dei successi: Devis lo scaramantico non vuole vedere tocchi superficiali e giocatori che non aggrediscono l'avversario. Altrimenti si incavola e soprattutto il Palermo rischia di perdere. E proprio adesso non deve farlo, per dare a tutti la prova che qualcosa è cambiato proprio lì, nella vera prova del nove per il gruppo rosanero: l'appuntamento con squadre (sulla carta) più scarse.