Palermomania: le martellate non bastano
A La Spezia il Palermo ha pagato dazio alla (s)fortuna, un usuraio che ti presenta sempre il conto. Con gli interessi. Gli uomini di Stroppa hanno giocato la proverbiale ‘partita generosa’, laddove si intende, edulcorando, tanta quantità e poca qualità. Un gollonzo e niente più. Il Palermo, pur senza trame sul velluto, ha creato, ha colpito due legni, ha impensierito Leali, ma gli episodi hanno voltato le spalle. La nemesi delle gare contro Padova e Cesena, vinte più per casualità che per merito.
Gattuso, senza inventarsi nulla, a caldo ha parlato di miglior prestazione dei suoi, in barba al risultato. Tutto vero, per carità, ma il tecnico deve capire che così non basta. Troppo poco per vincere un campionato comunque mediocre, dove l’Empoli capolista ha faticato per battere il Padova rimasto a zero punti. Anche oggi, in conferenza stampa, l’allenatore calabrese ha invocato il sangue negli occhi e il coltello tra i denti, tipiche espressioni colorite di chi pensa che le motivazioni siano la panacea di tutti i mali.
Quello, però, sarebbe soltanto il primo passo, giacché il mordente non suffragato da gioco e organizzazione è come Messi in una squadra dal peso medio di 150 chili: perfino il miglior giocatore al mondo da solo sbatterebbe contro un muro di gomma. Il Palermo, atteso al varco da qualsiasi avversario, deve velocizzare la manovra e commettere meno ingenuità. Magari sopperendo alla carenza ormai atavica dell’organico, quel centrocampista di fosforo di cui Barreto, Bolzoni o Ngoyi non possono assumere le sembianze. Gattuso, l’uomo delle motivazioni, se ne renda conto prima che a Zamparini salti la mosca al naso.