Palermomania:| L'eroe Miccoli è tornato
L'eroe ferito lo riconosci dai segni. Quelli che porta sugli occhi. Un po' per la rabbia sepolta, un po' per le cicatrici sul cuore, ha rischiato di commuoversi. Fabrizio Miccoli è tornato a parlare alla stampa dopo la conferenza di cartapesta del 28 maggio alla vigilia di Coppa Italia. Il capitano, allora, si distese dinnanzi alla retorica, tenendosi dentro tutti i suoi tarli. Che non tardarono a venir fuori prepotenti, con quel pianto subito dopo la sconfitta con l'Inter. La parola fine sul sogno più grande da quando è arrivato a Palermo, portare un trofeo in viale del Fante.
Sollecitato spesso dai tifosi e dai giornalisti in ritiro, Fabrizio ha cominciato a dischiudere la porta blindata dietro la quale aveva deciso di auto-impriogionarsi. 'Dubai, Qatar, Lecce? Ma finiamola: in questi mesi ho letto di tutto'. Ecco allora su un piatto d'argento le sue verità, frecce acuminate di veleno. 'Se non ho parlato è perché non volevo mettere benzina sul fuoco. Sono stato un signore. La squadra doveva preparare la finale di Coppa Italia e ho preferito farmi da parte'. Adesso il vulcano può eruttare. 'Non sopporto quando leggo delle dichiarazioni di Zamparini secondo le quali sarei un giocatore da venti minuti. Ci rimango male perché con il presidente ho un rapporto che prescinde da quello professionale'.
Dalla barca prestata per una giornata in famiglia all'aereo personale del presidente per raggiungere Lisbona per una gara di beneficienza, Fabrizio ha avuto modo di affezionarsi al suo datore di lavoro. Per Zamparini 'Miccoli è come un figlio'; per Miccoli, invece, Palermo è una seconda casa. Tra una polemica velata e l'altra, proprio per questo il Romario del Salento si è sfogato, per riprendersi il maltolto e riconciliarsi con l'ambiente. 'Prima del ritiro ho voluto parlare con Pioli: non ho chiesto il posto da titolare, ma solo di partire alla pari con gli altri'. Non si diventa eroi per caso.
Sta nella vita degli eroi avere un anti-eroe. Per Miccoli è stato Delio Rossi. Le frecciatine al fiele non sono mancate, perché Fabrizio non accetta di essere derubricato: 'Non mi era mai successo di entrare in campo per un minuto. Dieci anni fa avrei risposto al mister "entra tu" e invece sono stato zitto. E mi è dispiaciuto star fuori nella finale di Coppa Italia: non credo di meritarlo, io che ho fatto la storia del Palermo'. Eccolo: il totem è tornato. Facendo sentire l'assordante eco dei suoi passi. Palermo è di nuovo pronta a inchinarsi al suo eroe.