Palermomania:| L'anima è cambiata
Ci ha messo poco Cosmi a ripitturare il Palermo. Rossi aveva lasciato una squadra che giocava sprezzante delle ficcanti ripartenze degli avversari. Con il corollario di un attacco atomico e di una difesa comica. La scure di Zamparini ha prima abbattuto la sua pazienza e poi reciso la testa di Rossi, cacciato con l'eco del malumore della piazza. L'obiettivo, con Cosmi, era cementare il fortino, razionalizzare un gruppo dove palpita la difficilmente ingabbiabile vitalità del talento. Alla prima sul campo della Lazio è andata talmente male che peggio non si poteva, a Genova si è intravisto qualche segnale di un risorgimento scaturito impetuosamente al 'Barbera' contro un Milan troppo sussiegoso per tornare a casa indenne.
L'allenatore perugino non si è venduto chissà quale magia: ha semplicemente cambiato l'animus del Palermo, dal 'segniamo un gol in più dell'avversario' al 'primo non prenderle'. E così il dogma della difesa a quattro è diventato un più compatto reparto a tre corroborato dai due esterni, Migliaccio si è messo a fare la colonna qualche metro più dietro e Ilicic ha svestito i panni dell'ammaliatore per tuffarsi nella lotta di centrocampo. Contro il Milan la nuova era si è vista tutta: trovato il gol del vantaggio con Goian, il Palermo ha vissuto una serata in trincea con un'attenzione certosina dietro. Il problema - siamo sempre lì, è la storia della coperta troppo corta - era la distanza siderale tra le linee di difesa e centrocampo e quella di attacco, con l'immediata conseguenza che il contropiede è rimasta poco più di un'idea.
Una veneranda legge non scritta del calcio suggerisce di fare le cose più semplici per uscire dalle crisi. Motivo per cui non ce la sentiamo di criticare Cosmi, che sull'altare della ripresa ha sacrificato lo spettacolo che aveva quasi sempre offerto il Palermo di Rossi. Se si allarga il ragionamento, però, viene da chiedersi se sia giusto, con una squadra giovane imbottita di talenti da valorizzare, pensare più al pragmatismo del risultato che alla filosofia applicata al calcio. L'uomo del fiume ha assicurato che il Palermo 'non può giocare solo in questo modo. Non voglio snaturare la squadra, soprattutto il suo spirito offensivo'. Queste sembrano le parole di uomo tanto sornione quanto intelligente. E un'anima del genere ha un valore assoluto.