Quando si conclude un ciclo e parecchi senatori sono in deficit di motivazioni, ogni società è costretta a rifare il look alla squadra. Il Palermo ne ha preso coscienza e ha affrancato Sirigu, Cassani, Bovo e Pastore. Sono andati via quattro undicesimi della formazione titolare, di cui tre, portiere compreso, dalla difesa. Va da sé che il Palermo di quest'anno sia molto diverso da quello di dodici mesi fa. Una scelta precisa, perché la stanza dei bottoni rosanero voleva cambiare registro, trasformando una squadra allegra davanti ma soprattutto dietro in un bunker o giù di lì.

Per trovare il giusto collante ci vuole tempo. Il nuovo portiere probabilmente sarà il greco Tzorvas, il terzino destro l'uruguaiano Aguirregaray e i centrali gli argentini Silvestre e Cetto. Una babele col rischio della confusione. Forse si poteva concludere il mercato un po' prima perché Pioli estraesse dal cilindro la quadratura del cerchio, ma al Palermo, armandosi di pazienza, va data fiducia. Senza Pastore e senza l'esperienza di Liverani, magari, la squadra che affronterà il prossimo campionato non è più forte della vecchia, come sostiene Zamparini; di sicuro, però, la difesa potrà offrire maggiori garanzie.

Con questo esercito di novità, a nostro avviso bisogna garantire a Pioli il beneficio del dubbio. Deve lavorare con serenità. In carriera ha dimostrato di essere tutt'altro che un allenatore scarso. A Palermo, però, la preparazione da campo non basta: ci vogliono tanta personalità e la consapevolezza che il Chievo, il Sassuolo, il Modena e il Parma sono altre dimensioni. Più semplici da vivere. Se sarà lasciato tranquillo, il nuovo tecnico potrà trovare un senso laddove, al momento, di senso ce n'è poco. Pioli merita una chance. È arrivato nel momento più difficile della storia recente del Palermo, e questo va capito. Suerte mister.