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    Palermomania: date una sveglia a Paulo

    Palermomania: date una sveglia a Paulo

    • Daniele Valenti

    Otto partite e zero gol. E pensare che per Paulo Dybala doveva essere l’anno della consacrazione. Secondo Zamparini, addirittura, lui ed Hernandez sarebbero diventati ‘giocatori da 30 milioni’. Una più, una meno, il presidente del Palermo ne ha sparate tante, dunque non fa differenza. Sempre schierato, fin troppo tutelato nelle intenzioni e nelle dichiarazioni - certo, se esplode è più vendibile - il baby argentino continua a spruzzare il suo talento discontinuo in ogni partita, ma non basta. Il più grande difetto di questo ragazzo non è lo scarso utilizzo del destro o il colpo di testa, ma la personalità.

    Vederlo dormire durante una gara non è infrequente, anzi. Ogni tanto l’elettroencefalogramma ha un picco, poi un altro colpo di sonno. E in Serie B i difensori ‘cagnacci’ non te lo perdonano. Troppe volte lo abbiamo visto arrancare, perdere i contrasti e cercare di recuperare poco convinto il pallone, con l’intermezzo di un dribbling pervicacemente insistito o di una giocata funambolica ma fine a se stessa. Dybala è uno strano ibrido: puro talento sudamericano, ‘schizofrenia’ tipicamente balcanica, di quei giocatori che una partita te la risolvono e quella dopo spariscono.

    Le scusanti non gli mancano, a cominciare dal fatto che il 15 novembre compirà 20 anni. Ciononostante l’argentino è soverchiato di responsabilità: è come se tutti, tacitamente, gli chiedessero di decidere ogni incontro. Gattuso, Iachini e i compagni di squadra lo hanno sempre ricoperto di miele, professandosi convinti di una sua repentina maturazione. Ma le parole sovente fanno a pugni con gli accadimenti, e finora le parole ne sono sempre uscite sconfitte. È troppo presto per condannarlo o dirgli che il treno è già passato, ma sarebbe il caso di svegliarsi. Bisogna solo crederci. E il primo a farlo deve essere lui.

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