Palermomania:| Amau... sì!
Chissà perché questa voce ritorna sempre. A forza di martellamenti, finisce che c'è del vero. Zamparini dichiara sicuro - senza apparente 'fuorviologia' - che riprenderebbe subito Amauri purché si riduca l'ingaggio baciando i parametri del Palermo. L'attaccante brasiliano ribatte affermando che in Sicilia ha 'lasciato il cuore. C'è un grande legame affettivo con la gente e il presidente mi vuole bene come un figlio. Però bisogna valutare tante cose'. Traduzione: mai dire mai, ma non sono così bonaccione da regalare più della metà del mio stipendio. Il procuratore del giocatore, Giampiero Pocetta, glissa ma non chiude del tutto le porte. E ci mancherebbe: da quando in qua un agente butta cemento sopra a qualsivoglia realistica possibilità?
I tifosi non sono mai stati tanto divisi. 'È un grande campione, lo accoglieremo a braccia aperte' va a cozzare con un caustico 'è andato via prima, perché dovremmo riprendercelo adesso che ha fallito alla Juventus?'. Pareri contrastanti che in nessun caso si possono criticare più di tanto perché l'amore è irrazionale. E ognuno lo vive a modo suo. Quello di 'Ama' con Palermo, lungi da ogni stucchevole retorica, è un legame che ancora palpita tacitamente. Un lungo e non ancora concluso invaghimento che si risveglierebbe stuzzicando le corde giuste. Siamo sicuri che Palermo tracimerebbe di gioia se davvero quel centravanti tanto possente quanto elegante tornasse al 'Barbera'.
Questa specie di feuilleton, comunque, è uno scenario irrealistico. Da anni la società rosanero ha imbeccato un progetto che prevede l'acquisto di giovani da allevare. (Ri)prendere Amauri sarebbe un controsenso che equivarrebbe ad auto-sconfessare anni di lavoro. Ecco perché - spegnendo per un attimo il nostro cuore di tifosi - preferiremmo non raccontare, in un futuro prossimo, di questo cavallo di ritorno. Ma il calcio è anche sentimento, passione, calore. E per Amauri, uno dei calciatori più amati di sempre in terra rosanero, uno strappo alla regola si potrebbe fare. Il pallone, in fondo, è una faccenda di milioni ma anche di cuore. E per il cuore vale la pena correre il rischio di sbagliare.