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    Palermo, quando Zamparini va dal barbiere

    Palermo, quando Zamparini va dal barbiere

    • Leonardo Corsi, agente FIFA
    Non è dato sapere come nascono certe leggende metropolitane. Tra i vicoli di Palermo si racconta del barbiere di Zamparini,dei suoi temibili colpi di forbice.
    Tutto ha inizio durante una di quelle afose giornate estive, in città quasi non si respira e c’è chi sogna di abbandonare ogni indumento per correre alla spiaggia di Mondello. Il Palermo ha appena perso nel primo turno di campionato. Zamparini non è tipo da spiaggia e relax, ad una fuga al mare preferisce shampoo e taglio dal suo barbiere di fiducia. Se solo quel lunedì Zamparini non avesse avuto bisogno di una “spuntatina refrigerante” la carriera di Andrea Raggi probabilmente sarebbe stata diversa. Il giorno precedente la squadra ha rimediato tre scoppole ad Udine. Di Natale, indemoniato, sembrava materializzarsi su ogni pallone vagante, un vero incubo per la difesa rosanero. Zamparini ha ancora un diavolo per capello e il barbiere della Favorita ci mette del suo individuando presto il problema. Così tra balsamo e messaggio alla cute, il nuovo acquisto Raggi, con la sua rasatura a zero, è già inesorabilmente stroncato. La lingua batte dove il dente duole come pure l’ira funesta del barbiere: “ sentite a mmia presidente, chiddu manco alla Bacigalupo può giocare”. Chissà quanto di questa leggenda sia frutto di enfasi letteraria, fatto è che quello stesso lunedì mister Colantuono, reo di aver fortemente voluto il difensore, viene prontamente allontanato e a distanza di pochi giorni lo segue il direttore sportivo Rino Foschi. E Raggi? Comprato a peso d’oro dall’Empoli dopo quella prima partita non rivedrà più il campo, se non a distanza  di mesi per una fugace apparizione contro la Fiorentina. Questi più o meno i fatti: il difensore toscano in quell’estate del 2008 è il gioiello di mercato dell’Empoli, ricercato dai più importanti club della serie a. La spunta il direttore del Palermo che raggiunge un accordo con il ds dell’Empoli Pino Vitale sulla base di 7,5 milioni di euro. Concorrenza sbaragliata; col suo sontuoso contratto Raggi atterra a Punta Raisi, pronto a calarsi nella nuova avventura. La domenica d’esordio in campionato però un incubo di nome Di Natale si scatena al “Friuli” e il Palermo vede i sorci verdi. Il lunedì seguente Zamparini è dal barbiere e il resto è storia nota (o leggenda che dir si voglia).
    Mister Ballardini, giunto notte tempo in città per sostituire Colantuono, ci mette un attimo a capire come tira il vento: intuisce che non è il caso di contraddire il barbiere e accantona Andrea Raggi relegandolo in una zona imprecisata della panchina. Il difensore rivedrà il campo un paio di mesi più tardi, a novembre contro la Fiorentina, quando la furtiva mano di Gilardino affosserà ogni sua remota speranza di riconquistare la fiducia del barbiere.
    Si arriva a gennaio, con quelle due presenze costate a Zamparini l’equivalente di 2 super-attici in centro e una villa con vista mozzafiato sul mare dell’Addaura. Inizia per Raggi un lungo e definitivo esilio da nomade, in balia di girandole di prestiti, prima alla Sampdoria, quindi al Bologna. Il costo elevato del cartellino e le continue invettive di Zamparini tuttavia rendono il suo riscatto proibitivo. Così di stagione in stagione rientra sempre al Palermo, dove nel frattempo cambiano gli allenatori; purtroppo per Raggi non il barbiere.
     Nel 2010 riparte neanche a dirlo per una nuova avventura in prestito, questa volta a Bari, dove mister Ventura lo ha richiesto per sostituire i partenti Ranocchia e Bonucci. Raggi però non familiarizza con gli schemi del tecnico del Bari, lo scarso suo utilizzo rinsalda le certezze del barbiere rosanero. L’allenatore gli preferisce qualsiasi altro difensore. È una bocciatura solenne che compromette le future speranze di mercato del difensore di Zamparini. In seguito si scoprirà che la retroguardia del Bari era implicata nelle combines del calcio scommesse; non Raggi, che per l’appunto non vedeva il campo. Il tempo non è galantuomo, quando torna dal prestito nessuna squadra in serie a sembra più volerlo: è il trionfo del barbiere. Stavolta per Zamparini la misura è colma, pur di non vederlo in maglia rosanero decide di regalarlo. Alla fine del mercato estivo il ds del Bologna si ricorda di lui e, nel disinteresse generale, lo riporta in rossoblù con contratto di un anno più opzione, ad un terzo dell’ingaggio precedente. Non proprio una scommessa azzardata. Con Pioli le cose vanno molto bene, al termine della stagione il Bologna inspiegabilmente non esercita l’opzione ma il Monaco decide di puntare su di lui per risalire la ligue 2. Un salto indietro per farne due avanti. È il miglior difensore del campionato, a promozione acquisita viene riconfermato anche in ligue 1. Diventa un perno della difesa, titolare tanto con Ranieri quanto con Jardim. Ha un rendimento positivo e costante sia in campionato che in champions.
    Chi lo spiega adesso al barbiere?! A quanto risulta nel 2011 anche il portiere Salvatore Sirigu finisce nella “black list” svenduto al Psg nell’ambito della complessa operazione Pastore. Per aggiudicarsi il “Flaco” l’emiro paga 45 milioni circa e ne aggiunge 3 per Sirigu, ceduto come pacco dono in seguito alla rovente riunione tenutasi nella bottega della Favorita. Imprevedibili sono le dinamiche del pallone e mentre Pastore sarà più che altro una riserva di gran lusso, Sirigu rivestirà stabilmente il ruolo di titolare tra i pali del club parigino.
    Sirigu e Raggi militano con successo in due squadre di primissima fascia a livello europeo. In Italia il calcio resta pur sempre roba da barbieri, i colpi di forbice sono all’ordine del giorno.
     

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