Ad aspettarlo ieri all'ingresso del 'Tenente Onorato’ c'erano giornalisti, qualche tifoso e tante telecamere pronte a riprendere il volto di chi il giorno prima ha vissuto forse uno degli attimi più brutti della propria vita. Ha ancora negli occhi quell'immagine terribile della pistola puntata in bocca e probabilmente avrà bisogno di tempo per metabolizzare l'accaduto. Ma Abel Hernandez ieri è sembrato comunque sereno e ha cercato di svolgere la consueta seduta d'allenamento all'insegna della normalità. Scortato dal padre Juan, che l'ha accompagnato e ha seguito l'allenamento del figlio dagli spalti, il bomber rosanero è stato da subito accolto e abbracciato dai compagni di squadra che, tra una pacca sulle spalle e qualche parola di conforto, gli hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza.

Il giocatore ha iniziato la seduta lavorando a parte, svolgendo delle terapie, poi invece si è aggregato al resto del gruppo per le esercitazioni tattiche. È ancora scosso, ma in campo è apparso grintoso, solare e con tanta voglia di dimenticare in fretta. A coccolarlo, oltre ai compagni che lo hanno chiamato al telefono appena appresa la notizia, è stato ovviamente anche Delio Rossi, al quale ha regalato anche qualche sorriso. Il giovane attaccante in mattinata ha incontrato la società, ha parlato di quanto gli è successo nel corso di un lungo colloquio con l'amministratore delegato Rinaldo Sagramola, e anche Zamparini lo ha voluto contattare diverse volte nell'arco della giornata per sincerarsi costantemente del suo stato d'animo.

Hernandez e il padre hanno lasciato l'impianto subito dopo l'allenamento e, a differenza di quanto era successo nel precedente caso dell'aggressione, di oltre un anno fa, ai due ex rosanero Cavani e Bertolo, sia all'inizio che alla fine della seduta non c'era nessuna pattuglia dei carabinieri che stazionasse all'ingresso dell'impianto e neanche la Digos.

(Corriere dello Sport - Edizione Sicilia)