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  • Osvaldo: 'Il calcio non fa più per me. Ronaldo ama fare 150 addominali, io il barbecue. Messi vive in una prigione'

    Osvaldo: 'Il calcio non fa più per me. Ronaldo ama fare 150 addominali, io il barbecue. Messi vive in una prigione'

    Un personaggio da sempre fuori dagli schemi, troppo spirito libero per il calcio di oggi, fatto di regole di comportamento molto ferree e che non perdona chi le viola. Ma Daniel Osvaldo, ex attaccante di Fiorentina, Roma, Inter e Juve non nutre rimpianti per aver lasciato a soli 30 anni per dedicarsi alla musica. "Il mondo del pallone non faceva più per me. A Cristiano Ronaldo piace tornare a casa e fare 150 addominali, a me piace tornare a casa e preparare il fuoco per il barbecue", ha raccontato l'italoa-argentino a Marca. "Il calcio mi ha dato la possibilità di aiutare la mia famiglia, di guadagnare così tanto da potermi permettere di non lavorare più. Mi ha permesso di viaggiare e conoscere luoghi e persone diverse, mi ha cambiato la vita ma mi ha tolto la libertà. E io alla libertà non posso rinunciare".

    "lo amo il calcio, non lo rinnego", ha aggiunto Osvaldo, limitato probabilmente da qualche vizio di troppo, come quello per le sigarette: "In ritiro con la nazionale italiana, fumavo; pure il ct avrebbe potuto venire a chiedermi di accendere. Schelotto invece mi ha buttato fuori dal Boca perché mi ha sorpreso a fumare. Fumo tanto; ieri sono andato a giocare con amici e mi sentivo morire. Oggi mi fa male tutto".

    Su Messi: "Mi chiedete se mi piacerebbe essere come lui? No, mi piacerebbe giocare come lui. Ma fa una vita di inferno, vive in una prigione dorata. Lui non potrebbe mai venire in un locale e bersi tranquillamente qualcosa. Forse non gli importa nemmeno questa così, a me no. Me lo immagino comprarsi il televisore più grande del mondo, ma poi non è mai nel salotto di casa. Oppure prendere una Ferrari, sapendo però di abitare a 15 minuti dal centro sportivo del Barcellona...".

    Il suo rapporto con gli allenatori: "Pochettino ha saputo comprendermi, soprattutto nel periodo all'Espanyol. Al Southampton un po' meno, forse perché lui è cambiato, mentre io ero la stessa persona di prima. E' stato come un padre per me. Il migliore in assoluto è Antonio Conte: aveva sempre ragione! Sembrava vedere le cose sempre prima degli altri. Con Luis Enrique ho avuto momenti di tensione, ma perché è una persona sincera, non ti mente mai. Come tecnico era un genio, simile a Guardiola; con lui avevi la sensazione di poter segnare 6 gol a partita".

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