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    Ormezzano attacca: 'È Marotta che fomenta'

    Ormezzano attacca: 'È Marotta che fomenta'

    Il gorno dopo il derby Torino-Juventus e le polemiche per un suo articolo apparso su La Gazzetta dello Sport, Giampaolo Ormezzano spiega il suo punto di vista in un'intervista a Repubblica.it


    Gianpaolo Ormezzano, secondo Marotta è stato il suo articolo pubblicato domenica sulla Gazzetta dello Sport a scatenare le violenze del derby. Conferma?
    "Così pare. Ma se così è, Marotta è veramente fuori strada. Ho stima di lui, abbiamo rapporti sporadici ma amichevoli, quello che ha detto mi ha molto sorpreso. Non deluso, amareggiato, ferito. Proprio sorpreso".

    Per cosa?
    "Intanto, non ha fatto nome e cognome. Avrebbe dovuto, se era convinto di quello che diceva".

    E poi?
    "E poi ha attribuito alla stampa sportiva un potere enorme, un potere che non ha, perché se l'avesse la violenza negli stadi sarebbe già sparita, visto che sono trent'anni che la condanniamo. Invece non siamo neanche riusciti a smussare gli angoli: è la prova che i giornali non contano niente. Non mi pare che domenica ci fossero tifosi che brandissero la Gazzetta contro il pullman della Juve, né la bomba carta fosse rosa...".

    Cosa le hanno detto al giornale?
    "Di lasciare cadere la cosa. Capisco, Elkann è loro azionista. Ma io non lascio cadere proprio niente".

    Ha parlato con la Juve?
    "Ho mandato una mail a Marotta, gli ho lasciato i miei numeri. Finora non mi ha risposto".

    Ma lei ha scritto o no di furti della Juve?
    "Ho scritto di giochi di prestigio. Non vorrei che l'associazione prestigiatori querelasse Marotta che gli ha dato dei ladri. E comunque il punto è un altro".

    Quale?
    "Il mio era un articolo chiaramente segnalato come di parte, affiancato a uno di Veronesi che invece teneva le parti juventine. E i toni erano palesemente ironici. Non voglio scomodare la parola satira, per carità. Di quella pare si possa anche morire, io non ho quella grana grossa. La mia, riuscita o meno, era solamente ironia ed era chiaro che lo fosse. In passato, lo dico anche a Marotta, ho scritto cose ben più pesanti sulla Juve, ma non mi pare di avere mai scatenato alcunché".

    Il giorno dopo ha ricevuto minacce?
    "Non bazzico twitter, facebook e via dicendo, ma mi dicono che su di me stanno scrivendo cose pesantissime. Siamo alle minacce di morte".

    Sta dicendo che Marotta abbia istigato la violenza più di quanto abbia fatto lei?
    "Ha scatenato senz'altro la parte meno buona dei suoi tifosi. Ma si rassereni: sono tranquillo, non spaventato né preoccupato. Comunque è lui che ha sbagliato, mi spiace. Avevo dei dubbi sul fatto che sapesse contare, ma ero convinto che sapesse leggere".

    Parla della sua contabilità degli scudetti?
    "Due anni fa era allo Stadium per Italia-Repubblica Ceca: eravamo io, Rivera, Boniperti e Marotta. Di lì a poco ci sarebbe stato il derby, il giorno 29. Feci la battuta: lo vince il Toro a tavolino perché la Juve si presenterà il 31. L'unico a ridere di gusto fu Marotta, segno che il senso dell'ironia ce l'ha. Mi chiedo perché domenica non l'abbia usato".

    Ma lei che pensa di quello che è successo al derby?
    "Che da dentro mi sembrava tutto nella norma, forse perché siamo ormai mitridatizzati. Cose del genere sono abbastanza consuete. O forse domenica faceva comodo si parlasse di questo, e le parole di Marotta hanno dato un contributo in questo".

    E non del Toro che ha vinto il derby?
    "No, in quello ci hanno fatto un favore: è un derby che si ricorderà per sempre. In ogni caso, tutta questa vicenda fatico a prenderla sul serio. In altri tempi, tutti si sarebbe risolto con una telefonata all'Avvocato e una risata bipartisan".

     

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