Oriali: 'Simbiosi tra Conte e squadra. Questa Italia gioca a calcio'
Andrea Capretti
Si tende a dire che l’Italia squadra operaia, di cuore e sacrificio, capace di strapazzare la Spagna e adesso in volo verso i quarti con la Germania, abbia sorpreso tutti. Tutti tranne uno in realtà, si chiama Gabriele Oriali, una vita da mediano giusto per restare in tema, ed una certa abitudine alle Nazionali con le strade in salita. Leggasi mondiale in Spagna del 1982. Oggi da team manager della Nazionale, subentrato dal 2014 al posto di Gigi Riva, socchiude gli occhi e non disdegna quel paragone: “La crescita che ha avuto questa squadra ricorda quei momenti, eravamo un gruppo e siamo diventati squadra in questi due anni, lavorando insieme si può vincere e superare ostacoli impossibili solo sulla carta”. Intanto si avvicina un altro punto di contatto, un nuovo capitolo della storia di Italia Germania mentre Oriali ricorda la sua sfida ai tedeschi: “C’è stato un percorso comune quanto a scetticismo iniziale, poi il tabellone ci mette davanti Argentina e Brasile e dico a mia moglie prenota pure la casa al mare per quello che avevamo espresso (ride n.d.r.)… invece come spesso succede nel calcio una squadra anche se inferiore, giocando da squadra da collettivo, va oltre le differenze di valori”. 34 anni fa a tenere dritta la barra era Bearzot e il suo modo serafico di vivere il calcio, oggi lo scalmanato Conte che spesso proprio Oriali deve contenere davanti alla sua panchina, eppure il rapporto con i calciatori viaggia su un binario molto simile: “C’è una simbiosi tra squadra e allenatore che ti permette di superare ogni ostacolo. In questi due anni sono arrivati risultati e i giocatori sono migliorati, questo è l’aspetto più importante” garantisce Oriali sempre più allergico alla parola sorpresa: “Sono soddisfatto ma eravamo consapevoli e convinti che per chiunque sarebbe stato un problema incontrarci e adesso c’è anche una punta di orgoglio nel vivere un gruppo così”. Oriali sfoglia l’album dei ricordi ma l’effetto de ja-vu è dietro l’angolo considerando quello che fu il suo debutto con la Spagna, l’unico gol contro la Svezia, altra vittima recente, fino al mondiale 82 ai danni di quella Germania che sta per tornare: “Non abbiamo ancora fatto nulla ma siamo contenti di quanto espresso fino ad ora, abbiamo vinto attraverso il gioco, un fattore che viene poco sottolineato” precisa Oriali che mentre si allontana aggiunge al pluricelebrato Conte un’ etichetta speciale: “Non è solo un grande motivatore, è anche uno che insegna calcio. Come Mourinho? Antonio mi sembra molto simile a José, ma in realtà c’è una sola cosa che hanno in comune… il sottoscritto” (in riferimento al suo periodo nerazzurro del 2008-2010). Il Team manager della Nazionale a quel punto scivola via con sguardo furbo e li ciuffo che gli cade sugli occhi, non lo dice ma forse lo pensa con una grande vittoria anche sabato a Bordeaux il gioco delle coincidenze sarebbe quasi completato.