Olimpico, allo scanner i volti dei tifosi. Ma perché lo fanno solo a Roma?
C’è chi la vede come un’autentica schedatura da regime, chi come un provvedimento necessario e indolore, e chiede: se non commetti atti violenti, perché devi temere questo marchingegno? In effetti a noi pare più grave che, sempre all’Olimpico, abbiano confermato l’esistenza delle barriere divisorie all’interno delle curve, provvedimento che ha cambiato il modo di frequentare lo stadio da parte di migliaia di persone perbene che amavano andare in Sud oppure in Nord e che ha determinato l’abbandono delle stesse curve da parte dei tifosi di Lazio e Roma.
La realtà è che andare allo stadio, nel nostro Paese, è ormai diventato complicatissimo. E a Roma ancora di più. Ci sono i biglietti nominativi, i prefiltraggi, i metal detector, le curve divise. Non solo: ci saranno nuovi parcheggi obbligatori, che costringeranno a percorrere anche due chilometri a piedi per raggiungere l'Olimpico (non sono previste navette, ci mancherebbe). Penserete: considerato che devo superare tutti questi ostacoli per arrivare sugli spalti, i biglietti saranno almeno economici e gli stadi saranno dei gioielli. Macché: biglietti carissimi e stadi che viaggiano tra il fatiscente e l’indecoroso, roba di cui vergognarsi al cospetto del resto d’Europa.
E allora chiediamo a chi governa il calcio, dai politici alle forze dell’ordine fino ai dirigenti federali e di club: quando farete una cosa, solo una, che possa agevolare la frequentazione degli stadi?
A margine, ma nemmeno tanto, abbiamo per loro un’altra domanda: perché a Roma ci sono gli scanner e le curve divise e nel resto d’Italia no? Qualcuno pensa che i tifosi romani siano peggiori dei milanesi, dei fiorentini oppure dei napoletani? Perché se qualcuno lo pensa, sbaglia. E anche se sbaglia, ha comunque un obbligo: dichiarare pubblicamente che i tifosi romani sono peggiori degli altri. Perché altrimenti certe differenze non sono accettabili.
@steagresti