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    Juve, Marotta: 'Cavani e Jovetic funzionali al nostro modello, ci piace Ogbonna'

    Juve, Marotta: 'Cavani e Jovetic funzionali al nostro modello, ci piace Ogbonna'

    Intervista all'ad bianconero: "Rifiutati 60 milioni per Marchisio e Vidal".
    Marotta: "Ogbonna ci piace".
    "E' un vero talento: se il Toro lo cede la Juve è pronta".
    "Mourinho dice che Llorente è nostro? Lui è ben informato...".
    "Cavani o Jovetic? Entrambi sono funzionali al nostro modello".
     

    Buongiorno Marotta, iniziamo dal campionato: due partite e due vittorie, vi sentite i favoriti per lo scudetto?
    «Innanzitutto, se abbiamo un merito è quello di aver creato un modello, che non dipende dalle star: abbiamo individuato l'allenatore giusto, e di questo bisogna darne atto al presidente, e assemblato un gruppo di giocatori in linea con le sue idee: gente affamata di calcio».


    Sì, ma lo scudetto? Siete favoriti o no?
    «Beh, sì. Partiamo con un vantaggio perché quest'anno quel modello abbiamo potuto migliorarlo e non crearlo da zero come altri. Non dobbiamo però sentirci appagati. Ma in questo Conte è un maestro».

    Per i tifosi è lui il vero top player.
    «Ha il grande merito di averci condotto a questi risultalti. De Laurentiis ha detto che Mazzarri è decisivo nelle vittorie del Napoli, lo stesso vale per Conte. Ha trasmesso il suo credo velocemente. E ha anche la virtù di valorizzare la rosa: penso a Vucinic, Vidal,Giaccherini...».

    Con Conte è complicato discutere di mercato?
    «In realtà, no. Ci confrontiamo e ogni decisione è condivisa. Come ogni tecnico, ha delle pretese, legittime. Poi sta alla società fornire spiegazioni. Va detto, comunque, che Antonio ha capito perfettamente le situazioni generali in cui un'azienda di calcio è obbligata a muoversi».

    E' passato il primo mese di squalifica: quanto pesa la distanza di Conte?
    «E un minus , non c'è dubbio. La sua assenza negli spogliatoi, nell'intervallo, altera quel livello motivazionale che solo lui riesce a garantire. Però abbiamo a che fare con professionisti esperti e scafati. E Conte, durante la settimana e alla vigilia, svolge un lavoro immenso a livello didattico e teorico. L'handicap c'è e la mancanza è tangibile, però non è tale da farci presentare alle partite senza latteggiamento giusto».

    Alla fine delle partite è più o meno arrabbiato di prima?
    «Di più! Lontano dalla panchina patisce moltissimo, gli manca lo sfogo del campo».

    Sarebbe stupito di vedere Carrera su una panchina di A il prossimo campionato?
    «No. E nel caso toccherà a Massimo decidere cosa fare. Adesso c'è grande apertura nell'affidare le panchine ai tecnici giovani».

    Per questo Del Neri e Novellino sono ai margini?
    «Non credo ci sia una logica, dipende dagli umori dei presidenti. Zeman, ad esempio, è in controtendenza: è tornato in A dopo anni di lontananza. E non penso neanche sia una questione di stipendio: per gli allenatori non si tende a risparmiare, ma si va dritti su quello che offre le garanzie giuste».

    Da Mourinho ad Ancelotti: in Europa vi temono. Con quale obiettivo partite?
    «Vogliamo recitare un ruolo autorevole. Almeno 4/5 club sono più forti di noi: le due spagnole, lo United, il Bayern. E occhio allo Zenit, con Hulk e Witsel è ancora più forte».

    «Ruolo autorevole» cosa significa esattamente?
    «Superare il girone e poi andare avanti senza porci limiti. Siamo molto in crescita e se manteniamo alto il livello di fame calcistica... Però non dimentichiamo che rispetto a certe big, ai nostri giocatori manca un po' di esperienza in Champions».

    Il vostro gioco sarà un vantaggio in Europa?
    «Sì, la mentalità propositiva pagherà. Siamo abituati a giocare nella metà campo avversaria e allo stesso tempo, come dimostrano i numeri, limitiamo al massimo i rischi».

    Sempre più vincenti ma anche... antipatici.
    «Io la differenza l'ho notata tra il primo e il secondo anno: siamo passati dalla dolcezza del sistema nei nostri confronti a convivere con gli attriti seguiti alle questioni di Calciopoli e di Conte. Anche a costo di generare antipatia, comunque, continueremo a farci sentire se riteniamo di essere nel giusto».

    Alla Samp pure lei vedeva la Juve con antipatia?
    «Quando era la squadra da battere generava una forma di antipatia, che è poi sinonimo di arroganza sportiva , non un concetto per forza negativo».

    Nelle Istituzioni calcistiche percepisce un filo di antijuventinismo?
    «Per me, in tutti i ruoli del sistema calcio siede un tifoso, però mi auguro che questo non rappresenti un pericolo. Non temo le persone, il problema sono le norme».

    Quelle che volete riformare.
    «Il nostro calcio è assente dalla politica, manca un vero ministero dello sport. Tutti però avvertiamo l'esigenza di rivedere diverse cose, in primis noi come Juventus: il nostro presidente è pronto ad essere uno dei protagonisti delle riforme. I punti da affrontare sono diversi: legge sugli stadi, legge Melandri, Giustizia sportiva e format dei campionati».

    Come mai tiene così tanto alla legge sugli stadi? In fondo voi il vostro lo avete...
    «Non bisogna dimenticare che facciamo parte di un fenomeno: e se all'estero l'immagine del calcio italiano non è positiva, i danni li paghiamo anche noi. Ci perdiamo a livello di diritti televisivi, quindi di sponsor, introiti, ranking. Le immagini dei campi di Napoli e Cagliari dovrebbero fare riflettere».

    All'assemblea di Lega le divisioni sono frequenti: troppi presidenti personaggi e pochi manager?
    «Adesso l'assemblea di Lega verte soprattutto su questioni economiche... In sostanza si discute su come dividere gli introiti e questo aumenta la conflittualità, visto che ognuno dei 20 presidenti, essendo imprenditore, vuole confrontarsi direttamente. Beretta non ha colpe».

    L'attivazione del fair play finanziario si avvicina, ma gli sceicchi continuano a spendere: teme che Platini possa alleggerire le sanzioni?
    «Noi restiamo favorevoli al fair play perché garantirebbe quella sana competitività che oggi manca. Poi è evidente che bisogna capire come si applicheranno queste norme. E comunque la storia del calcio insegna che più spendi e più vinci non è una verità assoluta».

    Per quale categoria organizzerebbe un master?
    «Dirigenti, non c'è dubbio».

    Quindi i procuratori sono migliorati?
    «No, anzi... Sono sempre troppi gli attori che gravitano attorno al calcio. I giocatori sono diventati imprenditori e spesso non accettano il dialogo diretto. Così si è obbligati a passare da avvocati, genitori, fratelli...».

    Giustizia sportiva: come riformarla?
    «Prima di tutto bisogna intervenire sulle leggi e le norme: sono obsolete, da rifare. Poi occorre operare affinché, quantomeno per ciò che concerne il calcio di primo livello, l'amministrazione della giustizia sia affidata a persone che vi si dedichino a tempo pieno. Del resto devono prendere decisioni che influiscono su aziende che hanno fatturati da centinaia di milioni di euro. Pensate, ad esempio, alla situazione di Pepe e Bonucci, poi risultati innocenti: se mai fossero stati ingiustamente squalificati per 3 anni, la Juventus avrebbe dovuto segnare a bilancio una perdita di 18 milioni. Per non parlare, ovviamente, delle questioni personali ed emotive».

    Ritiene che il proscioglimento sia un obiettivo raggiungibile anche da Conte?
    «E' l'obiettivo che il collegio di difesa si è prefisso. Nel dibattimento non ci sono prove concrete contro il nostro tecnico, che appunto è vittima di un sistema giudiziario molto precario ed è vittima di una iniquità. La sua reazione umana è comprensibile: condannato, sentendosi innocente. Petrucci è stato molto duro dopo la conferenza stampa, ma è nello sport da tanti anni: può intuire cosa possa significare vedersi soffiare una panchina senza prove certe da parte dell'accusa».

    E' ipotizzabile una richiesta danni da parte di Conte, in caso di proscioglimento?
    «Non so, so che il danno che sta patendo è forte, ma quelle sono scelte personali».

    Marotta, che voto dà al mercato della Juventus?
    «Un voto esatto preferisco non darlo, ma il giudizio è positivo. Siamo riusciti a centrare l'obiettivo prioritario, cioè rinforzare il gruppo, alzare il livello qualitativo, con l'acquisizione di giocatori dal giusto profilo: bravi, giovani e con uno stipendio contenuto. Mi riferisco in particolare ad Asamoah, Isla e Giovinco».

    Molti tifosi, però, si aspettavano il top player. Forse c'è la sensazione che si sia fatto trenta, non 31.
    «I tifosi devono tenere presente che la volontà di acquistare spesso si scontra con la volontà di non vendere. Con Isla e Aamoah c'è stata la disponibilità del venditore, per il top player quella volontà è invece mancata. Sarebbe stata una scelta scellerata, per una società come la Juventus, decidere di sborsare 30 milioni per Van Persie, quasi in scadenza di contratto... E' vero, avessimo preso l'attaccante importante, avremmo scalato un ulteriore gradino a livello di competitività, ma già così abbiamo colmato un bel gap. E poi c'è un altro dato da non trascurare: noi abbiamo blindato i nostri campioni come Marchisio e Vidal per i quali ci offrivano 60 milioni. Anche quelli trattenuti vanno considerati come top player a disposizione. Non tutti hanno fatto così, guardate il Milan ad esempio».

    E Buffon? L'annuncio del rinnovo è imminente?
    «E' una questione solo formale, il suo futuro è la Juventus».

    Torniamo... all'attacco. Niente top player, ma Giovinco e Bendtner. Conti alla mano, peraltro, la valutazione del fantasista è da big assoluto: 11 milioni per la metà. A Parma sono convinti di aver fatto l'affare.
    «Calmi, ragioniamo: dal Parma, in due anni di prestiti e comproprietà, per Giovinco abbiamo ricevuto 4-5 milioni di euro. Dunque, tanto per cominciare, è come se per il riscatto ne avessimo pagati 6. Detto questo: se l'avessimo lasciato al Parma, incassando noi quegli 11 milioni, con quella cifra non avrei potuto acquistare un attaccante forte come Sebastian. Dunque posso dire di esser soddisfatto: la Juventus ha di nuovo Giovinco e Giovinco, nel frattempo, si è valorizzato».

    In Inghilterra parlano di Bendtner come di un Balotelli danese.
    «E' appena arrivato, sono fiducioso. Conte lo sta scoprendo ed è molto soddisfatto».

    Rimpianti per Destro?
    «No, abbiamo puntato su Giovinco. Se proprio devo avere rimpianti, li ho per Van Persie».

    Anche senza Destro, peraltro, la Juventus sembra molto attenta ai giovani: Gabbiadini, Leali, Masi, Marrone. Quanti di questi immagina titolari alla Juve tra qualche anno? «Tutti, perché no? Anche noi stiamo lavorando per creare una cantera : ora vedo Marchisio e De Ceglie, Marrone e Giovinco. In Italia, però, è più difficile: troppe pressioni e concorrenza. Per Real Madrid e Barcellona è più facile: in Spagna c'è un duopolio».

    Mourinho sè detto certo del fatto che a gennaio Llorente sarà della Juventus.
    Ride. «Avrà delle informazioni precise, lui è sempre ben informato... Di sicuro se rimane sul mercato, Llorente resta un giocatore di nostro interesse. E comunque, a gennaio guarderemo la finestra di mercato indipendentemente da lui: possono esserci spiragli diversi».

    Due nomi: Cavani e Jovetic. Chi sceglierebbe?
    «Entrambi sono funzionali al nostro modello, peccato che per Cavani ci sia una clausola da 60 milioni: irraggiungibile».

    C'è il rischio che tanto parlare di punte abbia avvilito Quagliarella e Matri?
    «Alla Juve è così, la concorrenza è forte. Ora il mercato si è chiuso e Conte li valorizzerà e li farà rendere al massimo insistendo anche sul piano motivazionale».

    Lucio: affare o fregatura?
    «Nessuna fregatura, vedrete. Il giocatore ha carisma, diventerà importante per noi».

    E Ogbonna potrebbe essere un buon innesto per la difesa? Con il Torino siete stati ad un soffio dal sancire il trasferimento di Pazienza...
    «Di Pazienza posso dire che mi spiace, sarebbe stata un'ottima opzione per loro. Quanto ad Ogbonna... Beh: è un talento, se fosse sul mercato una società come la Juventus sarebbe obbligata ad interessarsene».

    Non solo mercato, però: Juventus e Toro quest'anno si vedranno anche in campo.
    «Il derby è una partita a sé, dove la classifica non conta. Oltretutto c'è la novità della stracittadina giocata in due stadi diversi, una piacevole novità».

    Ancora una domanda sui cugini: perché tanti stenti ultimamente? Aveva ragione Giraudo: due grandi squadre sono troppe per Torino?
    «No, non penso. Due squadre possono coesistere eccome. Forse i problemi del Toro negli ultimi decenni sono legati al fatto che è mancata continuità a livello dirigenziale, ci sono stati tanti cambi di proprietà».

    Giochino: dovesse mandare un sms a Berbatov, Della Valle, Zeman e De Laurentiis cosa scriverebbe?
    «A Berbatov: Mi auguro che la tua scelta sia sbagliata. A Della Valle: Hai sbagliato obiettivo. A De Laurentiis: Avanti tutta!. A Zeman:... Sì, tre puntini di sospensione possono bastare».

    Il colpo, effettuato alla Juventus, del quale va più orgoglioso? E quello che non rifarebbe?
    «La premessa è che bisogna sempre ricordare l'importanza del fattore C... Noooo! Che avete capito? Non quel C... (ride) C come Circostanza favorevole. Dunque dico: Pirlo. Rappresentava un'incognita, si è poi dimostrato un grande professionista sia a livello umano, sia in campo. L'operazione che non rifarei... Martinez».

    Un pensierino a Cassano, prima che andasse all'Inter?
    «No, avevamo già Giovinco. Ma resto convinto che sia uno dei più grandi giocatori dal dopoguerra dal punto di vista del potenziale. Va preso per quello che è: un artista del calcio».

    Del Piero, invece, ha scelto l'Australia.
    «Una scelta ponderata da parte sua. Penso possa trattarsi di una avventura stimolante, di grande arricchimento. Quello australiano è un mondo calcisticamente quasi inesplorato, Del Piero può portare un contributo importante».

    Tutto questo mentre un altro grandissimo talento, Cristiano Ronaldo, dà segni di insofferenza...
    «E' fisiologico, la società ne sarà consapevole. Quando vinci, devi sapere che qualcuno verrà a bussar cassa. Anche se la situazione è interessante: se dovessero aumetargli lo stipendio, per via delle tassazione, il lordo diventerebbe una cifra enorme... Chissà, magari finirà anche lui al Psg...».
     


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