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San Siro in bilico, un monumento celebrato in tv che Milan e Inter non vogliono più. E il nuovo progetto c'è già
RECAP - E sono tanti quelli che si stanno occupando della questione in questi giorni. “Un passaggio politico importante”, così nei giorni scorsi Alessandro Antonello, ad dell’Inter, aveva definito la votazione andata in scena giovedì nella sala consigliare del Comune di Milano in merito alla costruzione del nuovo stadio A Milano. Un ordine del giorno, quello alla fine approvato dai presenti, che ha spaccato maggioranza e opposizione. E che soprattutto ha invitato Milan e Inter a rivedere il progetto iniziale sotto tre aspetti. Il sì è arrivato, ma a certe condizioni. E in tutto questo ci sono i desiderata dei due club, intenzionati a far partire al più presto i lavori.
INCOGNITA SGARBI - I dialoghi a tre tra Milan, Inter e la maggioranza presente in Comune sono costanti, ma è chiaro che per giungere alla fumata bianca Scaroni e Antonello devono andare incontro alle volontà di Palazzo Marino. Come ad esempio aumentare i posti nell’impianto per garantire l’accesso anche alle fasce più deboli (non solo quindi 12mila seggiolini Premium come nelle idee iniziali per aumentare gli incassi) e dare più spazio al verde nell’area oggetto della riqualificazione. In queste settimane si lavorerà per giungere ad un accordo, ma occhio alle sorprese. Sorprese fino ad un certo punto, perché già parzialmente annunciate. In questo caso da Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura del governo Meloni. Quest’ultimo sta spingendo per porre un vincolo architettonico su San Siro: se dovesse andare in porto tale operazione, buttare giù il Meazza diventerebbe impossibile. E a saltare sarebbe pure il progetto portato avanti da Milan e Inter ormai da anni. Questi ultimi però, hanno già annunciato di avere un piano B e non solo: uno conduce a Sesto San Giovanni (ex area Falck), l’altro potremmo scoprirlo a breve.