Nuovo Filadelfia:| Ecco il progetto del Toro
Stadi di proprietà, l'anomalia granata. Il sindaco Chiamparino ironizza: "Manca l'utilizzatore finale". E' soltanto colpa di Cairo?
Nuovo Filadelfia e area commerciale, ma il Toro non trova chi lo compra.
«A Torino e al Toro c'è tutto, manca solo l'utilizzatore finale». La battuta del sindaco Sergio Chiamparino strappa una risata agrodolce ma fotografa l'assurda anomalia granata. Ovvero quella di una realtà con una società calcistica in vendita, una città che offre impianti sportivi di primo livello e una tifoseria che aspetta un nuovo presidente, senza però che all'orizzonte si affacci un investitore o un imprenditore capace di rilanciare il Toro attraverso la nascente cittadella granata. In altre piazze ci sono presidenti che cercano aree per stadi di proprietà e attività collaterali ma non le trovano e litigano con le istituzioni. Come la Fiorentina dei fratelli Della Valle oppure la Lazio di Lotito, fino al DiBenedetto che appena arrivato in Italia entra in polemica col Coni per lo stadio Olimpico di Roma. A Torino è l'opposto, anche se l'esempio della Juve conferma che investire si può.
«L'importante - spiega Alberto Rolla, architetto torinese e torinista che ha progettato la futura casa bianconera - è che si tenga conto di tre aspetti fondamentali: il bilancio societario, cioè la possibilità di spendere notevoli risorse finanziarie in uno stadio; la gestione futura degli impianti, visto che un impianto se non ha attrattive resta aperto 20 giorni all'anno; e il progetto a lungo termine, con uno spettro temporale di 10-15 anni almeno. Altrimenti è come ricevere un castello in eredità ma non sapere cosa farne e così restare schiacciati dai costi».
Torino presto avrà un nuovo sindaco, ma neanche questo aspetto ha smosso potenziali investitori attorno al Toro. La città, in ogni caso, mantiene la filosofia delle «due squadre in due stadi» e per rendere appetibile l'Olimpico ha previsto una variante al piano regolatore che prevede 9.000 mq edificabili per un albergo in via Filadelfia e spazi commerciali in corso Sebastopoli. In più c'è la possibilità di costruire campi da calcio per le giovanili nella limitrofa area ex Combi e partecipare alla ricostruzione del Filadelfia con 4mila mq di commerciale.
Urbano Cairo prima di Natale studiò un progetto di fattibilità, che non ha stracciato. «Il mio pensiero resta valido - dice il presidente granata - e la mia presenza in Comune la scorsa settimana per il Fila non era scontata e qualcosa significa. Io per primo aspetto di capire cosa accadrà, visto che ho deciso di lasciare a fine stagione, ma non sto latitando». Il potenziale interesse viene confermato da Chiamparino. «Con Cairo ho parlato anche di recente - analizza il sindaco - e non mi sembrava indisponibile a ragionarci. Poi è chiaro che queste sono decisioni impegnative e c'è un rapporto stretto tra rendimento della squadra e investimento. Un appeal che vale anche per un futuro presidente. Quello che riduce le probabilità su Torino, invece, è la struttura economica della città che è concentrata sulla meccanica: qui gli imprenditori sono molto esposti alla concorrenza e quindi le risorse vengono concentrate sul prodotto e non sulla comunicazione, che passa anche attraverso una società di calcio con i suoi business».
Se i tifosi invocano una multinazionale estera per il Toro come la Red Bull, un motivo ci sarà. «Loro sarebbero perfetti per questo tipo di progetto con gli stadi chiavi in mano e i loro piani di marketing - conferma l'architetto Rolla -, anche perché io non credo che la cittadella granata frutti guadagno. Quella è un'area satura a livello di esercizi commerciali, nella pancia dell'Olimpico non si possono inserire attività e difficilmente qualcuno costruirà l'albergo vicino allo stadio. Lo stadio di proprietà è un patrimonio per una società ma bisogna saper fare i calcoli giusti».