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Nove di fila come la Juve, ma il ciclo Bayern resta vincente col metodo. Ora Nagelsmann, il nodo Lewandowski...
Meister, campioni! Dal cielo della Baviera si alza, ancora una volta, l'urlo del successo. Per il nono anno consecutivo, il Bayern Monaco si prende la vetta dela Bundesliga e con due giornate di anticipo festeggia la vittoria del campionato. Il ko del Lipsia a Dortmund ha reso dolcissima la sfida contro il Gladbach, in programma due ore più tardi. Il Bayern raggiunge così la Juve: nessuno, tra i principali 5 campionati europei, ha fatto meglio. Solo la Dynamo Berlino, tra il 1979 e il 1988, toccò quota 10: altri tempi, altro calcio, altro campionato, la DDR Oberliga (Germania Est) su cui incise il pesante condizionamento della Stasi.
CONTINUO CICLO VINCENTE - Un dominio continuo incastonato nel pieno di un ciclo di successo in grado di rinnovarsi continuamente. È difficile individuare nette svolte o rivoluzioni totali: la sensazione, guardando in Baviera, è quella di un progetto che si (ri)genera costantemente tra ricchi acquisti, intuizioni di mercato e il coraggio di lanciare i giovani. Un mix, quello tra gioventù ed esperienza, quanto mai riuscito e vincente. Con l'abitudine, quasi maniacale, di guardare già all'orizzonte. Il 2021/2021 è già partito: lo ha fatto lo scorso 27 aprile con l'ufficialità di Julian Nagelsmann, che dal...basso dei suoi 33 anni siederà sulla panchina più prestigiosa di Germania. Ritroverà Dayot Upamecano, fedele compagno di viaggio al Lipsia, difensore centrale già acquistato dal Bayern per 42 milioni. Mancherà, invece, quel David Alaba che dopo dieci anni ha annunciato l'addio: niente rinnovo del contratto dopo una serie di pagine di storia scritte.
NODO LEWA - Attenzione, poi, al nodo Lewandowski. I numeri dicono 43 gol in 37 partite stagionali, uno ogni 72 minuti, che diventano 198 in 216 presenze se si allarga il discorso all'avventura in maglia Bayern. Eppure, il futuro è incerto, complice un mal di pancia nei confronti della dirigenza per come è stata gestita la vicenda Flick. La Premier osserva, mentre i tedeschi ragionano sul da farsi. Perché in Baviera nessuno è abituato a farsi trovare impreparato: l'addio del polacco darebbe il via a un ricchissimo valzer degli attaccanti tra le big d'Europa che in estate sono pronte a darsi battaglia anche per Erling Haaland. E quando la Bundesliga espone i suoi gioielli, il Bayern è pretendente d'obbligo. Lo fu con lo stesso Lewandowski, lo è stato con gli ultimi due esempi Upamecano e Nagelsmann, ma prima ancora con Pavard, Goretzka, Süle, Gnabry o Kimmich.
METODO VINCENTE - Protagonisti di un ciclo vincente che non sembra esaurirsi, fatto di idee, programmazione e coraggio. La filosofia è chiara: una squadra vincente si costruisce anno dopo anno, con pochi ottimi innesti ogni estate (Rummenigge dixit). Metodo che cozza con quel vincere è l'unica cosa che conta, motto - anzi, ossessione - che a Torino ha portato la Juve a una cattiva gestione di casi delicati. Dai maxi-ingaggi ai tanti nodi sulla panchina: a differenza del Bayern, in casa bianconera è tempo di tirare una linea e ripartire da zero. Il calo, dopo i 9 titoli consecutivi, è fisiologico e per certi versi normale: tutt'altro che normale sarebbe, invece, rifugiarsi dietro alla questione della ciclicità del calcio nascondendo la polvere sotto il tappeto. Dalla Baviera, allora, arriva l'esempio di gestione non solo tecnica, ma anche economica e manageriale. Per un club che oggi, ancora una volta, urla al cielo Meister! Dopo nove titoli...e due Champions League.
CONTINUO CICLO VINCENTE - Un dominio continuo incastonato nel pieno di un ciclo di successo in grado di rinnovarsi continuamente. È difficile individuare nette svolte o rivoluzioni totali: la sensazione, guardando in Baviera, è quella di un progetto che si (ri)genera costantemente tra ricchi acquisti, intuizioni di mercato e il coraggio di lanciare i giovani. Un mix, quello tra gioventù ed esperienza, quanto mai riuscito e vincente. Con l'abitudine, quasi maniacale, di guardare già all'orizzonte. Il 2021/2021 è già partito: lo ha fatto lo scorso 27 aprile con l'ufficialità di Julian Nagelsmann, che dal...basso dei suoi 33 anni siederà sulla panchina più prestigiosa di Germania. Ritroverà Dayot Upamecano, fedele compagno di viaggio al Lipsia, difensore centrale già acquistato dal Bayern per 42 milioni. Mancherà, invece, quel David Alaba che dopo dieci anni ha annunciato l'addio: niente rinnovo del contratto dopo una serie di pagine di storia scritte.
NODO LEWA - Attenzione, poi, al nodo Lewandowski. I numeri dicono 43 gol in 37 partite stagionali, uno ogni 72 minuti, che diventano 198 in 216 presenze se si allarga il discorso all'avventura in maglia Bayern. Eppure, il futuro è incerto, complice un mal di pancia nei confronti della dirigenza per come è stata gestita la vicenda Flick. La Premier osserva, mentre i tedeschi ragionano sul da farsi. Perché in Baviera nessuno è abituato a farsi trovare impreparato: l'addio del polacco darebbe il via a un ricchissimo valzer degli attaccanti tra le big d'Europa che in estate sono pronte a darsi battaglia anche per Erling Haaland. E quando la Bundesliga espone i suoi gioielli, il Bayern è pretendente d'obbligo. Lo fu con lo stesso Lewandowski, lo è stato con gli ultimi due esempi Upamecano e Nagelsmann, ma prima ancora con Pavard, Goretzka, Süle, Gnabry o Kimmich.
METODO VINCENTE - Protagonisti di un ciclo vincente che non sembra esaurirsi, fatto di idee, programmazione e coraggio. La filosofia è chiara: una squadra vincente si costruisce anno dopo anno, con pochi ottimi innesti ogni estate (Rummenigge dixit). Metodo che cozza con quel vincere è l'unica cosa che conta, motto - anzi, ossessione - che a Torino ha portato la Juve a una cattiva gestione di casi delicati. Dai maxi-ingaggi ai tanti nodi sulla panchina: a differenza del Bayern, in casa bianconera è tempo di tirare una linea e ripartire da zero. Il calo, dopo i 9 titoli consecutivi, è fisiologico e per certi versi normale: tutt'altro che normale sarebbe, invece, rifugiarsi dietro alla questione della ciclicità del calcio nascondendo la polvere sotto il tappeto. Dalla Baviera, allora, arriva l'esempio di gestione non solo tecnica, ma anche economica e manageriale. Per un club che oggi, ancora una volta, urla al cielo Meister! Dopo nove titoli...e due Champions League.