Non sparate sul Milan, eliminato dal Fenomeno Messi e dai suoi Marziani
La botta è stata tremenda, come soltanto chi l'ha rifilata poteva darla al Milan, in una notte da incubo: il Barcellona del Fenomeno Messi e dei suoi Marziani che gli danzano attorno. 4-0 e tutti a casa: un verdetto tanto pesante quanto giusto. Rispecchia fedelmente la Partita Perfetta dei blaugrana, illuminati dal ragazzo argentino che non finisce di sbalordirci.
I numeri dell'altro Maradona sono impressionanti: ha segnato 58 gol in Champions, ha scavalcato Van Nistelrooy (56) e ora gli rimane soltanto Raul, (71). L'aggancio è una mera questione di tempo. In questa stagione, Lionel ha firmato 7 reti in Europa, 53 complessive. In Champions ha realizzato 13 doppiette: come lui nessuno mai. Nei ritorni degli ottavi, va a bersaglio da cinque anni consecutivi: il Bayer Leverkusen, travolto 7-1 un anno fa, si ricorda ancora la sua cinquina. Dicevano che l'argentino non segnasse mai alle italiane, se non su rigore. Non lo dicono più.
Anche per questo, anche perchè Messi è inarrestabile, non sparate sul Milan. Al Camp Nou, di fronte a centomila spettatori, Allegri non poteva schierare Balotelli e non aveva Pazzini, azzoppato da Portanova venerdì corso a Marassi.
Ha presentato cinque debuttanti assoluti nel tempio catalano e ha pagato un pedaggio durissimo all'inesperienza di una squadra che in serie A si è trasformato dall'ectoplasma delle prime 7 giornate alla splendida realtà del terzo posto, a due sole lungheze dal Napoli secondo.
Ma, in Europa, nulla si crea in otto partite, soprattutto se dall'altra parte ti ritrovi la formazione più forte del mondo, 14 trofei fra nazionali e internazionali nell'Età dell'Oro di Guardiola, la Liga ipotecata nel 2013 e tanta voglia di continuare a fare sfracelli in Coppa dei Campioni.
Il Milan si rammarica per il palo colpito da Niang che, se avesse segnato, forse avrebbe impresso una svolta alla partita. Così come, se De Sciglio avesse giocato al posto di Constant e Muntari fosse partito subito invece di Flamini, forse le cose sarebbero andate diversamente.
Non è però con i se e con i forse che si fa la storia del calcio, dove il Barcellona è tornato a iscrivere il proprio nome a caratteri cubitali.
Convinto che i due gol dell'andata potessero bastargli, il Milan ha cominciato subito a rinchiudersi nel bunker che pensava di erigere davanti ad Abbiati. Ma, quando, il Barça fa il tiki taka a cento all'ora, non ce n'è per nessuno e Messi ha mandato i rossoneri al tappeto. Troppo tardi, gli uominin di Allegri hanno capito di potersi giocare ancora una chance anche sul 3-0 siglato da Villa: Jordi Alba ha chiuso il conto.
No, non è un disonore uscire dalla Coppa dei Campioni, per mano dei Migliori al mondo. Così si gioca a calcio soltanto in paradiso. La lezione servirà a chi l'ha ricevuta.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com