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    "Non posso fare quello in cui non credo": Fonseca all'ultima spiaggia crea il Milan estremo

    "Non posso fare quello in cui non credo": Fonseca all'ultima spiaggia crea il Milan estremo

    • Alessandro Di Gioia
    "Io faccio quello in cui credo. Non posso fare quello in cui non credo. Continuo a credere in quello che io penso debba essere una squadra e continuo a lavorare in quello in cui credo". Paulo Fonseca è stato chiaro e lapidario nel corso della conferenza stampa che precede il derby di domani sera, quella che potrebbe essere la sua ultima conferenza stampa da capo allenatore del Milan. Nonostante l'Inter sia l'ultima spiaggia conclamata per il suo futuro sulla panchina rossonera, il tecnico portoghese decide di affrontarla con le proprie idee di calcio e di gioco, non rinnegando quanto provato, e non realizzato, fino ad ora, anzi estremizzandolo, se possibile.

    CONVINZIONE: PREGIO O DIFETTO? - Una scelta coraggiosa, che evidenzia un lato caratteriale del tecnico ex Lille e Roma che ne ha spesso caratterizzato la carriera: la convinzione che la strada intrapresa con i propri concetti sia quella corretta, nonostante i risultati siano fino ad ora mancati, così come il gioco. Un aspetto che può essere considerato positivo, perché testimonia la sicurezza in se stesso e nei propri principi, ma che rischia di tramutarsi in negativo quando sfocia nella testardaggine, ovvero l'incapacità di capire quando fare un passo indietro affinché la squadra ne benefici.

    LA KRYPTONITE ROSSONERA - A galla o a fondo con i concetti portati avanti finora, dunque, anzi più estremi: il passaggio al 4-2-4 e il pressing offensivo, la volontà di avere sempre la palla tra i piedi. La proposta di Fonseca si è vista molto poco fino ad ora, forse nel primo tempo contro la Lazio e nei primi 20' contro il Liverpool: domani il Milan si troverà di fronte una squadra che, oltre ad avere vinto gli ultimi sei confronti, è spesso stata la kryptonite per le caratteristiche di squadra dei rossoneri impostate da Stefano Pioli. Lo stile di gioco di Fonseca è diverso da quello del suo predecessore, ma sembra averne ereditato i difetti difensivi: per questo ci si poteva aspettare un modulo o una strategia più prudente, ma le parole del portoghese sembrano aver smentito definitivamente questa tesi, anzi. La conferma arriva proprio dal fatto che in giornata abbia provato Tammy Abraham e Alvaro Morata insieme, in un modulo iper offensivo, con Christian Pulisic e Rafa Leao sulle fasce. Nessuna attesa bassa dell'Inter: Fonseca non lascia, anzi raddoppia.

    LA VOLONTA' DI CAMBIARE - "Una cosa non so fare: dare la palla alle altre squadre. Vogliamo giocare, vogliamo avere l'iniziativa, vogliamo dominare quando possiamo farlo": il tecnico rossonero non ha intenzione di snaturarsi e di provare ad essere qualcosa che non è, come per esempio capitato a Pioli nel derby di ritorno di due anni fa. "Quando abbiamo la palla non difendiamo. Questa è la verità, questa è la differenza. So che in Italia non si valorizza il gioco ma il risultato. Ma mi hanno portato qui perché volevano cambiare. Continuo a credere in questo": il rischio è che di tempo per cambiare le cose e imporre la propria ideologia Fonseca, in Italia e al Milan, non ne abbia.

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