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Non chiamatelo 'Dollarumma', le colpe sono del Milan! Perché dovrebbe guadagnare meno di De Ligt?
All’epoca il popolo milanista si scandalizzò per le pretese economiche dell’enfant prodige e iniziò a bollarlo come “mercenario”. Gli tiravano in testa i soldi del Monopoli durante una partita della nazionale, gli facevano trovare gli striscioni fuori dalla sede e lo chiamavano “Dollarumma”. Gli stessi tifosi che nella medesima estate idolatravano Fassone e Mirabelli che spesero 250 milioni di mercato, attaccavano Donnarumma che, in scadenza di contratto, ne voleva 6 netti a stagione.
I due dirigenti dell’epoca inizialmente dicevano di non voler accettare le condizioni di Raiola, ma poi dovettero cedere alle pretese del procuratore perché perdere a parametro zero una pietra preziosa come Donnarumma sarebbe stata una follia. Una follia molto più “folle” dei 6 milioni netti a stagione (più il milione del fratello). A 4 anni distanza, la vera follia economica conclamata è stata spendere 250 milioni per 11 giocatori di cui ne sono rimasti in rosa solo 2, non certo dare 6 milioni netti a quello che è diventato il miglior portiere d’Italia. E uno dei migliori del mondo.
Sono passati 4 anni: 4 anni in cui le prestazioni di Donnarumma sono cresciute partita dopo partita, 4 anni in cui Gigio è diventato capitano “in pectore”, 4 anni in cui il Milan è tornato una squadra di alta classifica anche grazie alle sue parate. 4 anni in cui Donnarumma è arrivato alle medesime condizioni contrattuali del 2017, cioè il famoso status di “parametro zero”. La cosa incredibile è che, nonostante quello che si è visto in questi 4 anni, i tifosi si schierino ancora contro Donnarumma e contro il suo agente.
Ragazzi, se Donnarumma a 22 anni è arrivato per la seconda volta a parametro zero, la colpa non è sua nè del suo agente. Ma del Milan che in questi 4 anni non ha mai avuto la forza economica e organizzativa di proporgli rinnovi a salire per mantenere il proprio potere contrattuale sul cartellino. Non è colpa di Donnarumma se in 4 anni il Milan ha cambiato 3 proprietà. Non è colpa di Donnarumma se in 4 anni il Milan ha cambiato 4 assetti dirigenziali. Non è colpa di Donnarumma se il Milan solo da un anno a questa parte ha un progetto tecnico chiaro e definito. Non è colpa di Donnarumma se gioca in un Milan che arriva da anni tra il quinto e il sesto posto. Non è colpa di Donnarumma se ha iniziato la sua carriera da professionista a 16 anni e a 22 è già uno dei portieri più forti del mondo.
Non è colpa di Donnarumma se i tifosi non hanno ancora capito che tra i 250 milioni spesi per 11 giocatori (con ingaggi connessi) e il suo rinnovo da 6 milioni, sono i primi che hanno mandato al tappeto il bilancio, non l’ingaggio del portiere. Non è colpa di Donnarumma se la gente non capisce che, giunti a questo punto, per il Milan il vero danno patrimoniale sarebbe perderlo a zero piuttosto che dargli un ingaggio da big
. Che a noi comuni mortali piaccia o non piaccia, l’ingaggio da big per un 22enne che è “top mondo” nel suo ruolo parte da 11-12 milioni. Al di là della pandemia. Potrei fare molteplici nomi. Ma mi limito a farne uno solo, che gioca in Serie A. E non fa l’attaccante o il trequartista. Quanto prende De Ligt all’anno? 11 milioni. Perché Donnarumma dovrebbe rinnovare a una cifra inferiore? Donnarumma, come De Ligt e tutti gli altri giovani campioni, è un professionista e, dal suo punto di vista, deve ambire al miglior trattamento economico. Lui, oltretutto, ha sempre dimostrato il suo attaccamento al Milan e non ha mai nascosto il suo desiderio di crescere in rossonero. Il suo sogno è giocare in Champions League con la maglia del Milan e vincere un trofeo in rossonero.
Se, come leggo o sento, Donnarumma fosse stato un “mercenario” avrebbe già trovato un accordo multimilionario con un top team a livello internazionale. Per un parametro zero come lui, a soli 22 anni, sarebbe stato e sarebbe facilissimo. E per trovare un ingaggio monstre a un “parametro zero” come Donnarumma non serve nemmeno un grande procuratore. E invece no. Gigio non vuole questo. Alla fine Donnarumma resterá al Milan rinunciando a ingaggi potenzialmente molto superiori. Nonostante tantissimi tifosi si stiano scagliando contro di lui e non abbiano capito la lezione di 4 anni fa.
Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è il classico gioco delle parti di una trattativa onerosa come quella per il rinnovo del portiere. Da un lato c’è il Milan che in maniera soft fa trapelare cifre di un possibile “rinnovino” da 8 milioni a stagione e che inizia a paventare nomi di possibili alternative tra i pali rossoneri. Dall’altra c’è l’entourage del giocatore che “spara” alto e fa uscire la notizia di un “raddoppio” dell’ingaggio.
La fortuna del Milan è che, a differenza di 4 anni fa, a gestire la vicenda c’è un signore di buon senso e carisma che di nome fa Paolo e di cognome Maldini. La speranza dei milanisti è che sia lui e non Gazidis a trattare con Raiola e a guardare Gigio negli occhi. Solo lui può trovare la giusta mediazione per il tanto sospirato rinnovo. Un rinnovo a cui il Milan non può sottrarsi, a meno che non voglia perdere il patrimonio tecnico ed economico più prezioso dell‘ultimo decennio.
Un rinnovo che, mettetevi l’anima in pace, sarà molto più vicino alle richieste di Raiola che alle esigenze di bilancio del Milan. Maldini dovrà essere bravo soprattutto a lavorare sulla “durata” dell’accordo, per non ritrovarsi tra un anno ad avere lo stesso problema. Con un ulteriore ritocco. Non perché Raiola sia brutto e cattivo, ma perché l’agente Italo-olandese fa esattamente il suo lavoro. Come ha fatto per De Ligt, per Ibra e per tutti gli altri. Come fanno gli altri procuratori per i loro assistiti, da Calhanoglu in giù.
E, in questa fase della trattativa, prendersela con Raiola è esattamente come prendersela con Donnarumma. E prendersela con Donnarumma non è certo fare l’interesse del Milan. Per fortuna, queste dinamiche Maldini le conosce bene. A differenza di chi lo ha preceduto e di chi lo affianca.